Roma – Roma impegnata per beghe di governo e i turchi pronti ad invadere la Libia

Matteo Salvini, leader della Lega, oltre a portare avanti la campagna acquisti, di senatori e deputati del M5S ma non disdegna di pescare anche nel Pd, è l’unico convinto di poter far crollare Conti. La mobilitazione è totale anche per le regio nali, in Calabria ed Emilia Romagna dovesi voterà il 26 gennaio prossimo. Salvini non è solo nel portare l’affondo al governo Conte ma ha, dalla sua parte gli amministratori delle Regioni e Comuni di Cd che hanno una valenza di penetrazione, molto più consistete, della stessa Lega: gestiscono il potere. L’ex ministro dell’Interno sa perfettamente che, fino ad oggi ha retto quel 30% e rotti, attribuiti alla Lega da tutti i sondaggi, ma solo se si voterà anticipatamente. Forza che scemerebbe qualora, l’attuale coalizione riuscisse a resistere, fino al completamento del mandato. L’aiuto per evitare elezioni anticipate, se necessario, arriverebbe anche da Forza Italia. Hai mai visto cose del genere prima di oggi? Chi l’avrebbe mai detto che il cavaliere, per evitare un’altra batosta elettorale, riesca a vincere la sua riluttanza verso i ” comunisti” del Pd & C. Questa politica è impazzita: se davvero lo scenario finisse per essere quello descritto, ricostruito sulla base di varie dichiarazioni, non ci sarebbero più linee di demarcazione e tutto diventerebbe possibile. La strategia della Lega verrebbe bruciata dai “responsabili” di Forza Italia o comunque da parlamentari di Cd ? Una lezione per Salvini che, ai ripetuti richiami del cavaliere di staccare la spina Lega – M5S, appelli caduti nel vuoto, nell’immediato prossimo si giocherebbe un gioco al contrario. Soltanto tattica? Chi lo sa veramente alzi la mano. Intanto il Premier Conte, cerca di esorcizzare il pantano, vuole nominare subito il nuovo ministro all’Istruzione, Università e Ricerca e punta a far sedere intorno al tavolo, Zingaretti e Di Maio per un programma che abbia respiro fino al 2023. Un’im presa non impossibile ma piena di insidie. L’ attuale Parlamento, se sono vere le notizie che filtrano all’esterno dei Palazzi  del Potere sembra il Vietnam. Chi contesta, chi si dimette, chi cerca di scrollarsi di  dosso il ” capo” di turno, chi vuo le tornare in una delle due Aule, costi quello che costi a livello etico, ma c’è anche chi partecipa al concorso, da parlamentare trovarsi un’occupazione e non tornare a casa disoccupato. Alla base di questi fatti c’è il bene della Nazione o c’è quello personale? Il governo con un “esercito ” così sgangherato può puntare a vere riforme necessarie al Paese. E mentre in Italia tutto può accadere, il Presidente della Turchia Erdogan sta preparando il suo esercito per soccorrere il governo legittimo di Tripoli con forze di mare, terra e cielo. Una vera e propria invasione davanti alle coste di casa nostra. I turchi arriverebbero, ben presto nel centro Mediterraneo, abbandonato dagli Stati Uniti, al grido” prima gli americani”. L’Unione Europea in allerta sta, cercando di alzare il tono della voce, ma il Presidente Erdogan ha già deciso, ed ancor prima che il Parlamento dia il suo benestare, sta spostando truppe e tutto il supporto necessario per giungere in forze in difesa di Tripoli. Cosa faranno gli alleati del generale Aftar: Egitto, Arabi Uniti e Russia? A noi può bastare litigare in casa nostra su un governo se deve restare o andare a elezioni anticipate? Facciamoci queste domande e diamoci una risposta se possibile. Non siamo più ai tempi dell’Impero Ottomano e nemmeno, più o meno a cento anni fa quando crollarono tre Imper. Siamo nel terzo millennio, turbolento e pieno di incognite e l’Italia, mai come oggi, avrebbe bisogno di un Cavour a Palazzo Chigi.

Roma – Le dimissioni dell’ex Fioravanti crea instabilità al governo

Prove di scissioni nel M5S ed anche di fughe, verso la possibilità di essere rieletti. Le dimissioni dell’ex ministro all’Istruzione Fioravanti per formare un gruppo parlamentare autonomo, ma… filogovernativo, dà il senso della coesione che c’è nel Movimento, in coalizione con il Pd, per governare il Paese. Per non parlare delle trattative, più o meno coperte di parlamentari, soprattutto senatori del M5S ma anche del Pd, con la Lega di Salvini ,per poter ottenere collegi sicuri e tornare in Senato o alla Camera. L’attacco di Di Maio all’ex ministro si può comprendere: la fuga dal Movimento, di un ex ministro, che non passa ad altra sponda ma rimane, nella maggioranza con l’intento di condizionare l’azione dell’attuale Premier Conte, è una trovata nuovissima che non ha precedenti. Così come non si comprende, la frontiera tracciata dal ministro per gli Esteri Di Maio, nei confronti del Pd, allorquando oggi ha affermato:”  Nel 2020 una tra le prime cose da inerire, nella nuova agenda di governo, dovrà essere la revoca della concessione ad Autostrade Spa con affidamento all’Anas e con l’abbassamento delle tariffe per i pedaggi”. Inoltre Di Maio, occupa tutta la scena  nell’affermare che le famiglie delle vittime, del ponte Morandi, aspettano risposte che noi gli daremo, non solo a loro, ma a tutto il Paese. Un intervento su Facebook di questa portata, senza citare nemmeno una volta il Pd che è in coalizione con il M5S. Infine Di Maio ha tirato fuori una certezza:” E’ una enorme sciocchezza il fatto che la revoca ad Autostrade Spa costerà allo Stato 23 miliardi di euro”. Certo revocare si può ma attenzione: nonostante il crollo del ponte a Genova, le vittime e la condizione disastrosa di tanti viadotti, in una causa, i magistrati terranno presenti non solo questi fatti ma anche altri che, allo stato, non si conoscono. Quello che colpisce molto è che nessuno vuole andare ad elezioni anticipate, a partire da Forza Italia, pronta a fornire il sostegno al premier Conte, facendo scendere in campo i ” responsabili”, per saturare le falle aperte nella maggioranza.  Ma nessuno evita scontri, con  dichiarazioni che hanno il sapore di veri e propri diktat. Cosa accadrà a gennaio non lo sa nessuno, è noto però  che nel Pd cresce la voglia, di staccare la spina per ottenere, con un colpo solo, il ridimensionamento o la cancellazione di Italia Vera di Renzi che non supererebbe lo sbarramento, la capitolazione dei Forza Italia, il dimensionamento a ribasso del M5S, oggi partito di maggioranza relativa. Nel Pd sta maturando la convinzione che non ci sarebbe la vittoria del centro destra per una serie di motivazioni. Una prova di forza del Pd? Possibile se vince quella parte del partito che vuole mantenere ben salda la sua identità politica, “opacizzata”, continuamente, dal comportamento inusuale, del Movimento.

Francoforte – Bce per la riduzione del debito. Si ma con investimenti e lavoro

Ci risiamo. Il Bollettino economico della Bce torna sull’indebitamento dell’Italia per affermare ” che è fra i Paesi, con documenti programmatici di bilancio che presentano rischi, di non conformità al Patto di stabilità e crescita e che continuano a registrare livelli di debito, molto elevati  per i quali non è stato ancora avviato, un costante percorso di riduzione. Il Bollettino cita anche i casi di Belgio, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia. Slovacchia e Finlandia. Ma la maggiore preoccupazione, è destata dai Paesi con un elevato rapporto, tra debito pubblico e Pil”. Ovviamente non si cita nulla sull’indebitamento italiano che è stato sempre onorato, sia nel versamento puntuale della quota spettante all’Unione Europea e sia per gli interessi regolarmente pagati a quanti hanno investito. Così come il Bollettino della Bce non pone l’accento, su una crescita striminzita con un 2019, media UE, 1,2% e 2020 1,2%. Una ” crescita” talmente bassa che non consente a nessuno Stato di abbassare il debito, anche se i governi prevedono decimali per per abbassare il debito. La Bce di Lagarde, fermo restando il debito elevato, dovrebbe preoccuparsi di investire per una crescita maggiore e soltanto dopo ottenere che una quota venga destinata ad abbattere il debito. In economia nessuno fa miracoli ma se si innescano, investimenti e lavoro, il problema calo – debito si avvia a soluzione automaticamente. Ecco che diventa determinante il ruolo della Bce nel favorire investimenti. La nuova presidenza, nel suo discorso d’insediamento,  ha esternato tutta l’intenzione di imboccare questa strada maestra.