La Camera, pistola alla tempia, ha approvato senza poter cambiare una virgola, la legge di Bilancio, dopo il via libera del Senato. Il governo Conte ha perso un’occasione per dimostrare le sue aperture verso il mondo democratico che, in buo na misura, non ha accettato che tutto venisse deciso dalla Troika: Conte, Di Maio, Zingaretti. Approvato anche il Mille Proroghe, con una serie di provvedimenti molto discutibili. A fare una pessima figura, è stato soprattutto il M5S, che era stato votato a valanga, alle politiche del 2018, con la promessa che le ” porcate” fatte, dai precedenti governi, non sarebbero mai avvenute con gli uomini di Grillo, nella stanza dei bottoni. Per non parlare, di quel ministro Franceschini, diventato l’ uomo dell”attuale esecutivo a tutti i costi. Il governo in carica, lo ha ripetuto anche Zingaretti a Rai 3, trasmissione di Annunziata, deve andare avanti per non dare spazio alla destra guidata dal leghista Salvini. L’assurdo diventa concretezza: si può fare tutto e, tutto di più, per sbarrare la strada alla Lega del rozzo ” condottiero” dell’oltre Po. E’ possibile ridurre la politica e le scelte di una Nazione solo per ragioni elettorali? Certamente no. In questo modo si stanno verificando gravi guasti alla democrazia che non può ridursi a volare così in basso. La dimostrazione è che la Lega, non è più al governo ma conserva un primato, di molto superiore al Pd e quasi il doppio del M5S. Questo indicatore dice chiaramente che gli italiani, non giustificano l’attuale governo che vede il Pd, sempre più in imbarazzo per un M5S che semmai approva con riluttanza o con la formula ” salvo intese” cioè il problema rimane aperto ad ulteriori modifiche. I due partiti della coalizione che governa il Paese, da quello che dicono, fanno o non fanno, non sono d’accordo su nulla e non cercano un’intesa ma, restano insieme, per evitare che un rozzo ex ministro vinca le elezioni. Appare evidente che questa vicenda verrà giudicata dal corpo elettorale, nel futuro prossimo o a fine legislatura, ma il Paese soffre questo limite. Si tratta di un vincolo che non farà ripartire il Paese che avrebbe bisogno di ben altri governanti, capaci e meno condizionati dalla paura, di perdere il potere. Persino la gestione dei fatti correnti soffre. Suvvia se M5S e Pd vogliono tentare di decollare lo potranno fare alla sola condizione che dimentichino chi c’è all’opposizione, dimentichino che Salvini cerca di farli cadere, com’è normale in democrazia e cerchino, soluzioni ottimali, per rilanciare l’occupazione e quindi favorire gli investimenti. A gennaio si aprirà una nuova fase? Speriamolo tutti altrimenti non si vede per quale ragione la parola, non debba tornare agli elettori, che sceglieranno se rinnovare la fiducia negli attuali governanti oppure affidarsi ad altri.
Teheran – Nota del governo ai Paesi Europei: basta sanzioni inumane
Teheran ha alzato il tiro. Il portavoce del governo, Alì Rabiei, ha risposto alle minacce dell’UE sull’intesa firmata nel 2015, di far ricorso all’automatismo del patto, che provocherebbe altre sanzioni a carico dell’Iran. Il portavoce ha così risposto:” Il mio Paese non farà passi indietro ed è pronto a qualsiasi scenario, invita i Paesi europei dell’accordo sul nucleare a rispettare pienamente, gli impegni assunti, invece di minacciare. Se gli stati Uniti – ha proseguito il portavoce del governo – non farà il primo passo, per togliere le sanzioni inumane e negoziare con l’Iran, subiranno altre perdite”. L’Unione Europea – diciamolo – deve poter avere una sua politica estera e non può continuare a subire e seguire tutto ciò che viene deciso oltre Oceano. Sicuramente è un discorso difficile ma questo Presidente, assume decisioni anche per conto dei Paesi Nato, apertamente ” schiavizzati”, dalle iniziative sempre più dure che vengono assunte, nello Studio Ovale. La politica mondiale non è fatta solo di sanzioni ma di continui, colloqui e controlli, sul controllo dei patti sottoscritti.Oggi non è così: se qualche Paese, tenta di sganciarsi da questo tipo di servaggio, viene subito minacciato di sanzioni, provvedimento odioso in quanto colpisce duramente la popolazione. Ci sono da rivedere molte cose nei rapporti, all’interno della Nato ed anche direttamente con gli Stati Uniti. Seguirli sempre in ogni ” disavventura” sta diventando un gioco al massacro per le democrazie occidentali.
Roma – La guerra in Libia precipita. L’UE dovrebbe agire anche in ambito Nato
Il Natale si presenta con tante incognite, dal pesante problema clima alle crescenti tensioni tra Stati. Un biglietto per il “passaggio” al 2020, da tenere sempre in vista da parte dei ” controllori” della pace. Il discorso del Presidente della Turchia Erdogan, sulla protezione dei fratelli del governo Serraj, l’unico ad essere riconosciuto dall’ONU. Un discorso importante perchè si palesa il contrario di come lo vorrebbero: Italia, Germania ed ora anche la Francia. Tensioni da non sottovalutare se si considera che il generale Haftar è appoggiato dall’Egitto, che ha inviato modernissimi carri armati, su ordine del Presidente El Sisi ,che non vuole turchi in Libia. Non manca il sostegno della Russia ed Emirati Arabi Uniti al generale. In questo quadro, molto inquietante, manca l’altra superpotenza, quella americana, che con l’avvento alla Casa Bianca di Trump, non ha interesse al centro del Mediterraneo, nonostante le insistenze dell’Italia, Paese Nato, sui chi ” conquisterà potere” ad un tiro di schioppo dalla nostra Nazione. E’ evidente l’assenza dell’Unione Europea, in questo particolare momento, in cui non c’è trattativa ma parlano le armi. Si attende l’esito della conferenza in corso a Berlino un’attesa forse inutile. Intanto, il ministro per gli Esteri Di Maio, si sente spesso con Ankara, Il Cairo e con Lavrov, ministro per gli Esteri russo. Intanto tra le varie prese di posizione armate, a favore di Haftar o di Serraj qualcuno mente: è possibile che la Russia, che ha ottimi rapporti con Ankara, si giochi si giochi una posizione strategica ed un amico forte come Erdogan? Così come è pensabile che un uomo d’azione come Erdogan che annuncia al mondo essere pronto a difendere Serraj con le sue forze armate, terrestri, navali e aeree per poi fare marcia indietro? In queste situazioni è difficile trovare il bandolo della matassa per sapere, cosa bolle veramente nella pentola, dov’è finita la Libia. Certo è che i rischi maggiori li correremmo noi se non riuscissimo ad inserirci, nella scacchiera attuale, con azioni diplomatiche molto forti ed articolate.