Trento – Agghiacciante 3100 femminicidi in 18 anni! Vergogna!

Manifestazione in difesa delle donne:” Non una di meno” deve farci pensare molto. Il convegno organizzato, dalla Erickson a Trento,ha cercato di mettere a fuoco il grossissimo problema che non ha precedenti nella nostra cultura. I dati so no agghiaccianti, fonte Eures. Dal 2000 al 2018, nel nostro Paese, si sono verificati 3.100 di femminicidi, un termine mai usato nella nostra civiltà che vacilla, anche per altre  gravi storture, come la corruzione diffusa, ma quella delle donne uccise, va oltre ogni altro delitto. Psicologi, sociologi e tanti altri esperti hanno esaminato, il perverso fenomeno e tra le altre cause, hanno incluso anche i cambiamenti sociali dove l’uomo, non è più il solo punto di riferimento nella società, ma le donne sono cresciute tanto da conquistare, posti di elevato prestigio, non solo nella P.A. ma anche tra le mura domestiche. Ma è una tesi molto discutibile se si considerano i dati frazionati. I femminicidi accadono per il 25% per liti e dissapori; 22,2% per disturbi psichici;  12% per disabilità della vittima e per il 30,6% possesso, come se la donna fosse un oggetto,  motivi passionali. Le donne hanno dichiarato lo stato di agitazione permanente e la Polizia, benissimo, ha proposto l’iniziativa, per una mobilitazione che si terrà, sabato prossimo. Il titolo è altamente significativo ” Questo non è amore 2019″.Ma non basta. Lo Stato deve proteggere molto di più le donne e prevedere, processi veloci per chi si macchia di un delitto, tanto spregevole. Così come, sempre lo Stato deve garantire  il Villaggio dei bambini, vittime innocenti che rimangono, da un giorno all’altro, senza genitori: occorre sbloccare i finanziamenti per questi bimbi è il minimo che si possa fare in un Paese occidentale. C’è un altro particolare da mettere in evidenza:  il carnefice non è straniero ma, in larghissima maggioranza italiano. Inoltre la violenza sulle donne è violazione dei diritti umani. Avanti così questo orribile delitto deve avere fine se necessario c on leggi speciali.

Roma – Svenduta l’identità del M5S Di Maio nei guai? Sempre teleguidato!

Il forte sbandamento nel M5S già era in atto, prima del voto di ieri sulla piattaforma Rousseau degli iscritti, che hanno deciso di partecipare alle regionali, in Calabria ed Emilia Romagna. Lo sbandamento è iniziato dal momento che, il Movimento, ha ” costruito” il governo con la Lega. Lo sbandamento è proseguito, in conseguenza la nuova coalizione di governo con  il Pd. Il crollo dei consensi era più che prevedibile: a chi ha votato il Movimento alle politiche erano state fatte, promesse precise, su cambiamenti radicali, che gli italiani vogliono da sempre. Ma il M5S, al governo con la Lega, ha perso la sua identità ” di riformare tutto” ed andare contro interessi consolidati da decenni. Ha tentato di “imporre” la sua terza via: no alla Tav Torino – Lione; no al metanodotto internazionale sbarcato a Meledugno; no alle nuove infrastrutture peraltro già progettate e finanziate; no alla candidatura delle  Olimpiadi di Roma, no a quelle in vernali Milano, Torino, Cortina. Ma i no, del M5S si sono trasformati tutti in sì. Per una parte, ci ha pensato la Lega e per l’altra, ci sta pensando il Pd, con un ministro, che ha già sbloccato tutti gli appalti di prossima indizione ed altre infrastrutture in via di definizione. Ma se il M5S, pur di andare al governo, ha fatto la scelta di due coalizioni, una con il centrodestra e l’altra con il centro sinistra – sinistra, si può scaricare la colpa, di una identità perduta, solo al capo politico Di Maio? No. Che il ministro agli Esteri sia stato, cedevole e inebriato dall’essere diventato, da studente universitario fuori corso a personaggio nazionale e internazionale, amato e temuto, nel suo stesso Movimento, non c’è dubbio. Lui aveva, diritto di vita o di morte, su chi non obbediva alle decisioni prese, da lui soltanto? o anche da Grillo e Casaleggio? Come poteva il Movimento mantenere, la sua identità, imperniata sull’utopia di Grillo, il fondatore che voleva vincere le elezioni per cambiare l’Italia, senza avere la maggioranza assoluta? Nessuno dimentichi che il M5S ha ottenuto, alle politiche 2018, la bellezza del 33%, una percentuale che dimostra quanti sono gli elettori hanno creduto che era possibile, finalmente, attuare riforme rivoluzionarie, con la scheda. Ma nel momento in cui, il M5S  apre alla Lega di Salvini, perde la sua partita e la continua a perdere con la nuova coalizione con il Pd, partito strutturato che ha idee riformiste, ma non rivoluzionarie. I parlamentari del M5S: Lombardi, Dessì, Taverna non possono dire che non avevano capito nulla. Così come, lo stesso Premier Conte, ( impreparato al ruolo che ricopre) anche se vicino ai pentastellati, è un uomo d’ordine, che conosce le strutture e le regole di uno Stato di diritto, dove sono necessarie riforme ma senza bloccare tutto, come hanno cercato di fare ministri del M5S: Toninelli in testa. Non è affatto un caso che il Premier Conte, davanti ai grandi problemi e relativi rischi, è corso di sovente da ” papà Presidente Mattarella”, per avere un appoggio molto forte nei confronti delle ” deviazioni” chieste dal Movimento e quindi, da Di Maio. La tenaglia intorno agli stellati è sempre più stretta. Se si presenterà, con liste autonome alle regionali, in Calabria ed Emilia Romagna, senza alcun radicamento sul territorio, il M5S, conoscerà, dopo l’Umbria il sapore della polvere. Ma l’uomo solo al comando scoppia? Certamente sì, ma il giovane Di Maio non ha fatto un colpo si Stato per  ricoprire il compito di, capo politico del Movimento, c’è stato chi lo ha promosso a questo importante incarico ed i nomi sono noti a tutti! Anche al famoso Dibba! In Calabria, se accetterà il candidato premier, per il Movimento, sarà un  docente universitario: Francesco Aiello. Se il M5S vuole sopravvivere, a questa terribile crisi politica, deve avere il coraggio di riprendersi la propria identità e ricominciare da capo. La sua storia, di governo, è stato un fallimento, questa è la realtà.

Roma – M5S da solo alle regionali. Di Maio ” Siamo la terza via, avanti così”

Regionali in salita per il Pd. Gli iscritti al M5S hanno votato la partecipazione del Movimento alle regionali, che si terranno il 26 gennaio, sia in Calabria e in Emilia Romagna. Subito dopo il risultato della consultazione, il capo politico dei 5S, ministro Di Maio ha dichiarato:” La base sula piattaforma Rousseau ( 27 mila su 125 mila), ha deciso di partecipare e noi lo faremo solo con il nostro simbolo “. Eppure, in giornata era circolata con insistenza la voce che gli iscritti, per evitare di favorire il centrodestra, avrebbero scelto la desistenza, per far votare il Pd e liste civiche aggregate. Chi ha votato sì ha preferito contarsi, nelle due Regioni senza fare,”regali pericolosi” al partito di Zingaretti, che avrebbe avuto più possibilità di vincere, soprattutto, in Emilia Romagna “ingoiando” i voti regalati. Si tratta di supposizioni che trovano conferma, nella considerazione che, Pd e M5S, sono tra loro alternativi e non complementari. Lo stesso Di Maio, questa sera ha parlato della “terza via”: quella del Movimento.  In casa Pd la decisione non è certamente piaciuta: non saranno le “sardine” a cambiare l’esito elettorale, peggio ancora non saranno, d’aiuto al Pd i centri sociali, se cercheranno di non far parlare i leader del centrodestra. L’epoca del bavaglio  è finita e gli elettori temono ogni tipo di violenza. Così come appare, abbastanza chiaro, che per il Movimento sarà il battesimo, per tentare di radicarsi sul territorio e allearsi con liste civiche, formate con uomini e donne, senza bandiera. Le elezioni, in queste due Regioni, saranno la prova del fuoco: Pd e liste di sinistra, M5S con liste civiche non politiche e centrodestra, in formazione completa: Lega, FdI e FI con liste civiche aggregate. Il fatto inedito è che, i due partiti della coalizione di governo, saranno l’uno all’altro contrapposti, nella ricerca del migliore risultato, ma su opposte sponde. Una nuova edizione della democrazia italiana: insieme a Roma e divisi nelle regionali. Un voto importante, per testare la temperatura del corpo elettorale, non per la stabilità del governo, oltre il quale, ci sarebbero solo le elezioni anticipate che andrebbero bene al Pd e al centrodestra, coalizione, quest’ultima, che pur perdendo decimi, è sempre vicino al 48%. Il Movimento non si rassegna, visti i risultati, a governare con partiti strutturati e che vengono per radici storiche, dall’altro secolo. Il ministro Di Maio, ancora una volta e, non a caso, ha ripetuto che il M5S per poter cambiare l’Italia e fare le vere riforme che servono al Paese, deve puntare a vincere da solo, segnando così la terza via e spazzando:centrosinistra e centrodestra. Utopia? Forse sì ma spesso, le utopie politiche, sono diventate trainanti.