Perugia – Il pm Palamara si è autosospeso dall’Anm.

Le accuse mosse, dai pm di Perugia al collega di Roma, Luca Palamara, hanno scosso profondamente non solo, gli ambienti della magistratura ma anche quelli politici e di tanti normalissimi cittadini. Il “caso” Palamara è stata una vera e propria bomba, ad alto potenziale, esplosa in un corpo dello Stato che, statistiche alla mano, non gode della stima popolare. Le campagne diffamatorie che si sono susseguite hanno lasciato il segno ed ora, le accuse mosse al pm di Roma appaiono destinate ad allargare il fossato tra, gran parte degli italiani e la magistratura. La notizia che non deve sorprendere è che Palamara si è autosospeso, dall’Associazione Nazionale Magistrati, con una lettera inviata, al presidente Pasquale Grasso. Ecco il testo della missiva:” Illustre presidente , sono certo di chiarire i fatti che mi vengono contestati. Il mio intendimento  ora è quello di recuperare, la mia dignità e l’onore, e di concentrami esclusivamente sulla difesa nel processo a fronte di tali infamanti accuse. Per tali ragioni, mi assumo la responsabilità  di auto sospendermi dal mio ruolo di associato, con effetto immediato. Sono sicuro – ha proseguito Palamara – che il tempo è galantuomo e riuscirà a ristabilire il reale accadimento dei fatti”. Appare possibile  che il pm ha voluto evitare una prevedibile sospensione decisa dall’Anm, in questi casi inevitabi le. I pm di Perugia vanno avanti a, spron battuto, ed ampliano la loro azione verso altri magistrati o professionisti che, per ragioni di lavoro, frequentano i Tribunali. Gli interminabili interrogatori, che i pm di Perugia, hanno tenuto e terranno con l’indagato Palamara, proseguiranno e vedranno altri soggetti, sottoposti ad interrogatori, per avere un quadro esatto e l’eventuale conferma delle accuse formulate e provate, non solo da intercettazioni ma, viene affermato da persone informate, anche da documentazioni. Nessuno pensi di crocifiggere Magistrati, avvocati o faccendieri. Sono fermamente convinto, che occorre attendere o un patteggiamento o l’ultimo grado di giudizio. Mi trovo in  disaccordo con i colleghi che puntano subito alla colpevolezza di chiunque, prima di una  sentenza definitiva.

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