Il capo del M5S ha puntato dritto a rendere pubblico, come candidata governatrice dell’Umbria, la sindaca di Assisi, Stefania Proietti, docente universitaria, molto stimata per le sue qualità. La scelta unilaterale, ha gelato il Pd che voleva affrontare, la campagna elettorale, come chiesto dal Movimento, con persone non politiche, da condividere prima di lanciarle in pista.Ed invece è accaduto il contrario forse per due ragioni: o Di Maio vuole evitare l’abbraccio, anche alle regionali con il Pd, dopo la formazione del governo o ha tentato di piegare, il Pd alla sua scelta, dimostrando così, a Di Battista, che il il Movimento non si farà mai contagiare, dalla vecchia politica,tanto biasimata dai 5S. Ed infatti, nella votazione degli iscritti, “se tentare o meno di andare in Umbria con il Pd e governatore senza bandiera”, Di Maio ha ottenuto, con votazione sulla piattaforma Rousseau, pur con pochi votanti, 21.320 “sì” pari al 60,9% mentre i “no” sono stati 13.716 con il 39,1%. Ora, chi è in pesanti difficoltà è il Pd che si è trovato, con una scelta fatta, per il Presidente della Giunta umbra, mentre aveva raggiunto accordi, con, Andrea Fora, un uomo stimatissimo e di consistente spessore culturale, il quale interpellato, aveva già detto sì dopo non poche insistenze. C’è da chiedersi chi cederà, tra il Movimento e il Pd, nel dire al proprio candidato civico ” scusi tanto ma non è questo il suo turno. Oppure offriamo una delle tante poltrone, tra non molto, disponibili. Certo è che, tra due partiti della stessa coalizione di governo, sarebbe stato nelle regole consultarsi per discutere la soluzione migliore e rendere nota la candidatura. Così non è stato. Inoltre, come se nulla fosse accaduto , Di Maio è andato oltre, forse per stemperare il clima. Questo governo – ha affermato il leader del M5S – deve affrontare prove decisive: nelle prime due settimane di ottobre, votare la diminuzione dei parlamentari, prova del 9 per noi e per questo esecutivo; poi ci sarà l’appuntamento con la legge di Bilancio che dovrà prevedere il minimo sindacale, bloccare l’aumento dell’Iva, fissare salario minimo ed infine abbassare le tasse. Senza raggiungere questi obiettivi – ha soggiunto Di Maio – che cavolo ci stiamo a fare al governo?