E’ morto un gigante dell’economia, Sergio Marchionne. Ha salvato la Fiat, creato nuovi mercati dell’auto, garantito posti di lavoro a centinaia di migliaia di persone. Marchionne era abruzzese, nato a Chieti, ed è passato a migliori vita, per un doppio arresto cardiaco, in una clinica di Zurigo, dopo un intervento ad una spalla, a soli 66 anni. Di lui è stato già scritto tantissimo e i telegiornali, non solo italiani, hanno dedicato servizi eccellenti. Capi di Stato e di Governo, dall’Italia agli Stati Uniti, hanno riconosciuto che è venuta a mancare una pietra miliare. Mi limiterò a rammentare che le sue lodi, quelle più significative, sono state det te dai lavoratori, dall’Italia all’America, e persino dai sindacalisti che , con lui si erano duramente confrontati. Oggi, i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil hanno dovuto riconoscere che gli impegni presi, durante la grande crisi del terzo millennio, li ha mantenuti tutti, uno dopo l’altro. Stesso riconoscimento giunge dagli Stati Uniti, Obama in testa, che ha visto risorgere dalle ceneri, alcune fabbriche a Detroit ormai più che de cotte. Mi limiterò a rammentare, a me stesso, che ho avuto il piacere di conoscerlo, in una calda sera d’estate, in un ristorante della riviera Nord di Pescara. Un conversatore piacevole, molto attaccato ai valori della sua famiglia originaria ” governata” dal maresciallo dei carabinieri Marchionne. Un manager a tutto tondo, leale e sincero tanto da ammettere di non sapere nulla di politica, di non avere il tempo di leggere i giorna li o di guardare le televisioni. Il gigante Marchionne con il maglione, quella sera estivo, si è intrattenuto con domande sull’Abruzzo di oggi non esitando, a fare paragoni, con quello che lui lasciò a soli 14 anni per volare dall’altra parte dell’Oceano. Un uomo sincero che si è mostrato favorevolmente deciso sull’impianto Ducato di Piazzano di Atessa, per tessere le lodi di quanti vi lavoravano. C’era la crisi ma era certo sarebbe passata. Ma si parlò molto poco, di auto e di mercati, non ero l’interlocutore giusto. Voleva conoscere la storia dei borghi che non conosceva, forse le aveva visti in fotografia. Lo sguardo era immediato per fare altre domande. La sua morte mi ha rattristato molto e mi ha rammentato, ammesso che ne avessi bisogno, che la vita passa come un soffio e che nessuno, può essere certo, di vedere l’alba di domani. Addio conoscente occasionale, di una calda sera d’estate, ora saranno tantissimi a rimpiangere quando affermavi che si ” fabbricano bicchieri se… si vendono….”