Il Rettore dell’Università D’Annunzio, se davvero cerca un sito dove costruire la nuova sede pescarese per le Facoltà che sono dislocate nel capoluogo adriatico, con un larghissimo consenso popolare non scelga l’area dell’ex Cofa. Le motivazioni sono molteplici. L’Adriatico è sparito alla vista di indigeni e turisti, ” Nascosto” lungo la ” Riviera Nord, da una teoria di stabilimenti balneari, casotti, giochi per grandi e piccini, piante di alto e basso fusto oltre a cespugli. Lungo quella Sud ci hanno pensato, a far sparire il mare: il porto turistico che andava costruito, la grande caserma della Guardia Di Finanza ( sic), il ” Paolo Sesto”( sic) e gli stabilimenti balneari, anche se pur meno invasivi, comunque hanno realizzato staccionate, bar, ristoranti, giochi di ogni tipo, e siepi. Fino a Piazza le Laudi dopo di che sono stati costruiti, su quello che doveva essere arenile edifici, l’uno accanto all’altro, fino al Fosso Vallelunga. Da questa zona, fino al confine con Francavilla si può rivedere, ma solo a tratti, l’ “Amarissimo”. L’area dell’ex Cofa è destinata, per naturale posizione, al servizio del porto turistico: per il mercato delle imbarcazioni nuove ed usate, Fiera campionaria delle attrezzature marine, Sala convegni per il mare, mercatini per valorizzare e pubblicizzare l’Adriatico abruzzese. Fermo restando il fatto, il Rettore Caputi, dovrebbe saperlo, che l’Autorità di Bacino del fiume ha calcolato che se il corso d’acqua esonda, l’intera superficie dell’ex Cofa finirebbe sotto l’acqua ( marcia) del Pescara. Il Rettore non tenga conto di quello che affermano o, decidono gli amministratori che spesso, come accade in ogni città, commettono errori macroscopici. Che significato ha bloccare la realizzazione dell’edificio ” Pescara Porto”, di proprietà privata da costruire sull’area confinante, con quella dell’ex Cofa, ma dare il via libera, alla sede delle facoltà universitarie? Dietro questo” sì” c’è qualcosa che non si riesce a comprendere, o meglio, l’ok all’Università darebbe il via libera anche all’edificazione privata. Lo si dica. Per l’eventuale esondazione ci pensi lo Stato: basterebbe, continuare gli argini costruiti negli anni trenta, in cresta a quota molto più bassa, senza terrorizzare i pescaresi, e deprezzare tutto l’edificato fino a Via Balilla, e a Sud fino al Viale Vespucci, secondo la planimetria elaborata dall’Autorità di Bacino. Se si pensa attentamente, la proposta avanzata dalla Confcommercio: L’Ateneo costruisca la nuova sede su parte della vasta area di risulta degli ex impianti ferroviari e si risolverebbero tanti problemi, sul tappeto da decenni. In questo caso il Rettore avrebbe davvero l’apprezzamento di tutti i pescaresi. L’area proposta dalla Confcommercio, darebbe una sede alle facoltà universitarie, in pieno centro e a due passi dalla stazione, favorendo chi frequenta l’Università come pendolare, darebbe nuovo impulso al centro città che va svuotandosi, ogni giorno, di più. l’Ateneo dovrebbe realizzare, oltre alla sua sede: parcheggi multipiani a disposizione dei pescaresi, sistemare a giardino e aree sosta per il trasporto pubblico, urbano ed extraurbano e provvedere, almeno per un decennio, alla manutenzione delle zone a verde. Questa soluzione sarebbe molto gradita dalla cittadinanza e toglierebbe al Comune, una spesa notevole per la sistemazione della vasta area, oggi abbandonata e pessimo biglietto da visita, per chi giunge nel capoluogo adriatico, con il treno. Ovviamente se questa soluzione non cozza, con le offerte di ditte private che, vorrebbero edificare due edifici, per appartamenti ed uffici, e in cambio sistemare l’area a giardini e parcheggi. Certo la soluzione Università darebbe maggiore prestigio all’intero centro cittadino.