La chiusura di parte dell’autostrada A 14 per ragioni tecniche: una frana interessa alcuni piloni del viadotto del “Cerano” apre una riflessione interessante. C’è stata una corsa in Italia per realizzare le autostrade, longitudinalmente allo ” Stivale” e trasversalmente. Viadotti e ponti, tutti rigorosamente in cemento armato, così come le gallerie. A nessun tecnico è venuto in mente di discutere il problema, con i vari governi, che si sono succeduti alla guida del Paese. Chiun que della materia sa che la “vita” del cemento armato, ha un inizio ma anche una fine, . Non mi soffermerò sul tempo di sicurezza, del cemento armato per evitare di perdere un’occasione e mettere in evidenza come, l’attuale disagio di tante popolazioni, prima o poi, le dovranno subire molti cittadini. La politica di costruire autostrade, sembrerebbe un patto di ferro, tra l’industria automobilistica e i vari governi. Più autostrade hanno favorito il boom del mercato delle auto, autotreni e autoarticolati. Un business pluri – miliardario da far impallidire qualsiasi altra produzione. Per unire l’Italia del Nord a quella del Sud e viceversa non c’era altra soluzione. Così come la costruzione delle ” trasversali” necessarie per trasferire, velocemente le merci, da costa a costa, cioè dal Tirreno all’Adriatico e viceversa. Il territorio massacrato? Il costo inevitabile per garantire il Progresso della Nazione. Ma il nodo è venuto al pettine: il tempo corrode tutto ciò che l’uomo realizza. Non esiste manufatto, costruito, anche con tecniche molto sofisticate, che non subisca l’usura d el tempo. Se poi al fattore tempo si aggiunge, come rinvenuto dai tecnici, anche una mancata manutenzione, ordinaria e straordinaria, come accaduto al Ponte Morandi di Genova, si finisce per andare di male in peggio. Nel caos delle concessioni, dei ponti pericolosi, dei viadotti chiusi e delle gallerie che ogni tanto fanno cadere pezzi, non d’intonaco, ma di conglomerati ben più pesanti, il governo dovrà decidere cosa fare, non solo sulla revoca delle concessioni o meno, ma per sostituire ponti e viadotti che poggiano su piloni che fanno paura solo a guardare com’è ridotto, l’ex ferro, che ora si sbriciola in mano appena si tocca. Ebbene anche in questa circostanza, peraltro gravissima, per chi viaggia su autostrade insicure al 100% non c’è stato nessuno che ha avuto il coraggio di far presente che c’è una rete rete ferroviaria, in buona parte moderna ed in grado di occuparsi, buona parte del traffico delle merci che viaggiano su gomma. Strade ferrate che non hanno problemi di ponti e viadotti, la cui manutenzione è attentissima com’è giusto che sia. Pochi sanno che le ferrovie italiane ha vino gare internazionali in Gran Bretagna con il Frecciarossa che collegherà Londra a Edimburgo e Londra a Birmingham e che ha vinto anche gare in Spagna e Francia. Ed allora se abbiamo un’azienda, come le ferrovie che potrebbe finalmente occuparsi, non del piccolo collettame ma di trasporti importanti, per quale motivo non utilizzare questo mezzo che, a detta degli esperti, potrebbe essere addirittura velocizzato anche per servire aree ” marginali” del Paese. La scelta, molto probabilmente ricadrà su come sostituire: ponti, gallerie e viadotti, con nuovi materiali. Ma chissà se al Ministro ai Trasporti, ci sarà mai qualcuno che suggerirà che, la strada ferrata adeguata alla nuova necessitò può essere la soluzione, anzi è la soluzione, per alleggerire il traffico autostradale rendendolo molto più sicuro così come avviene in tantissimi Paesi dove le ferrovie non trasportano solo persone.