Le regionali, in Emilia Romagna e Calabria, si sono svolte ed hanno fornito interessanti indicazioni ai partiti. Il governatore, Stefano Boccaccini, ha saputo respingere l’assalto del centrodestra, a conduzione Lega, ottenendo dal boom dell’affluenza alle urne, il 51,6% contro Lucia Borgonzoni bloccata al 43,7%. Un risultato che è stato posto in evidenza, dal rinominato governatore, il quale non ha mancato di far presente che la sua Regione era stata amministrata bene e che romagnoli ed emiliani, quando hanno capito che poteva vincere la Lega, si sono precipitati a votare per passare dalle europee, dove alle urne si era recato solo il 37,6%, per raggiungere il 67,7%. L’Emilia Romagna deve la vittoria non tanto al Pd romano, poco ” invitato” a convincere gli elettori ma, proprio a Boccaccini, che conosce il linguaggio, i sentimenti e i risentimenti della popolazione che ha amministrato per cinque anni. Completamente diverso il risultato in Calabria, dove la candidata di Forza Italia, e del centrodestra, Jole Sandelli, ha raggiunto il 55,43% relegando, il candidato del centrosinistra Pippo Calippo, ad un malinconico 30,19%. Gli errori in politica, prima o poi si pagano, e il centrosinistra in Calabria ne ha commessi tantissimi. Ma non è questo però il solo motivo del cambiamento. L’ex governatore non era riuscito a convincere i calabresi con la sua politica che non si era mai identificata, nè in quella di centrosinistra e nè in quella di sinistra. La punizione è arrivata ed è stata durissima. Una punizione che è arrivata anche per il M5S che non è riuscito ad eleggere, nemmeno un consigliere, nella nuova Assise. I governatori dell’Emilia Romagna e della Calabria, su fronti politici opposti, dovranno amministrare bene le risorse che avranno a disposizione e avranno il compito difficile di dialogare, continuamente, con chi il proprio elettorato e con gli avversari. La nuova politica è questa: non ci sono più le classi e le ideologie, prima passaggi base, per impostare le campagne elettorali. Ora il giudizio degli elettori è del tutto personale e si forma sul come opera chi ha il potere in mano. Un cambiamento radicale che dimostra come deve cambiare, il modo di dover fare politica in Italia. E’ forse inutile aggiungere che c’è, una diversa maturità nell’elettore che giudica non più, in base ad una ideologia o ad un modello preconfezionato ma da attuare, dai chi governa, unitamente agli amministrati. I commenti dei politici, in questi casi, sono orientati a trovare i motivi di vittorie o sconfitte. Ma il quadro è chiaro: Il leader della Lega non ha sfondato in Emilia Romagna, così come ha tentato, ed è certo che tornerà all’attacco, con tutta la sua tipica irruenza. Mentre un’altra Regione, prima di centrosinistra, dopo l’Umbria è passata al centrodestra, ed in questo caso la Calabria è in pieno meridione dove gli elettori hanno votato, anche Lega, non considerato più partito dell’oltre Po.