Roma – Card. Bassetti al Parlamento’ No eutanasia, sì obiezione medici”

Sul fine vita, o peggio sul suicidio assistito dai camici bianchi, così come le dichiarazioni della Corte Costituzionale che ha aperto a questa possibilità. Si sta elevando un muro che appare solido. Il Presidente della CEI, Gualtiero Bassetti, ha giustamente sostenuto  che:” la vita va salvaguardata  sin dal grembo materno fino all’accoglienza dei migranti”. Il cardinale Bassetti ne ha parlato durante i lavori,  sul rapporto immigrazione 2018 – 2019, all’assemblea indetta dalla “Caritas Migrantes”. Bassetti ha inviato un messaggio, al Parlamento italiano, ” perchè agisca in modo tale che tutto non sia perduto”. Ed ha aggiunto con severo distacco:” Ci appelliamo al Parlamento che non è una corte, ma rappresenta  tutti i cittadini perchè, al di là di quello che sarà il deliberato finale, rispetti l’obiezione di coscienza dei medici”. Alla domanda di un cronista come vede la situazione, il cardinale ha risposto:” Speriamo, con tutto il cuore, perchè tutto non sia perduto”. Ma a parte la corsa tra Senato e Camera, dove dovrà iniziare questo delicato capitolo della politica nazionale. L’associazione medici cattolici, che conta 4 mila iscritti, ha già dichiarato che nessuno potrà costringerli a diventare ” il dottor Morte”. Così come gli schieramenti politici, già in affanno per la legge di Bilancio, molto più complicata rispetto agli anni precedenti, si presentano a questo appuntamento dell'”eutanasia assistita (sic), molto frazionati. A parte le forze di centrodestra, nettamente contrari ad una vita stroncata artificialmente, anche nel Pd e nel M5S ci sono ministri e parlamentari cattolici o, comunque contrari, all’eutanasia. L’accanimento terapeutico è un approccio culturale completamente diverso dall’eutanasia. Un problema che se affrontato con intelligenza e capacità eviterà la spaccatura del Paese, proprio nel momento in cui, le forze politiche, sociali e imprenditoriali, si stanno riposizionando, per rilanciare l’economia e quindi l’occupazione. La nostra cultura non ha nulla a che vedere con l’eutanasia: le famiglie assistono, con infinita sofferenza, alla fine naturale di un loro caro, dovunque accada il decesso a casa o in ospedale. Violentare questa cultura può avere ripercussioni imprevedibili nella ricomposizione degli italiani, da troppo tempo sottoposti a sbandamenti più che evidenti, in una società che va ricoordinata verso i veri valori di un popolo civile che rifiuta, nella gran massa, ogni tipo di violenza.

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