Per il governo di Cottarelli, cioè del Presidente o quello politico M5S – Lega siamo al can can. Di Maio è tornato ragionevole: ” No all’impeachment di Mattarella, ci vuole la maggioranza e Salvini non vuole chiederla. Il Capo dello Stato ci faccia fare il governo che è già pronto ed è in grado di mettersi subito al lavoro e bloccare lo spread già oltre quota 300 e di raffreddare la speculazione in borsa”. Inoltre ha aggiunto Di Maio “diversamente bisognerebbe votare alla fine di luglio per dare tempo al futuro governo di affrontare i nodi economici e il Bilancio evitando quello provvisorio”. Su questa data, gettata lì sono d’accordo le altre forze politiche anche se il voto, in piena estate, spaventa tutti: in pieno periodo delle vacanze è imprevedibile come reagiranno gli elettori. Questa convergenza su fine luglio ha finito per bloccare Cottarelli, che si è preso, 24 ore in più, per il governo tecnico. Il ragionamento è presto chiarito. Mister spending review non vuole legare il suo no me, ad un totale insuccesso, sia pure sotto le ali protettrici del Presidente Mattarella. Infatti non avrebbe materialmente il tempo, anche lavorando notte e giorno insieme al suo governo, di portare avanti i provvedimenti, in difesa della stabilità economica, in coerenza con il successivo Bilancio. In Parlamento il no alla fiducia a Cottarelli è totale: M5S, Lega, FI, FdI e l’astensione del Pd. Porta re avanti un progetto di governo straordinario, in queste condizioni, farebbe paura anche ad un kamikaze. Così Cottarelli è andato dal Presidente, ha avuto un colloquio franco ed è tornato a Palaz zo Chigi per tentare l’impossibile, nella speranza che intanto accada qualcosa, che eviti un governo “tecnico” contestato alla Camera ed al Senato e nelle piazze già in campagna elettorale. Inoltre non si può mancare di riferire che, Gianni Letta si è recato a Palazzo Grazioli, dall’ex premier Berlusconi per discutere, lo si può dire, come recuperare, in caso di elezioni Salvini, per rimettere in piedi la coalizione che, nelle elezioni del 4 marzo, ha conseguito il 37% dei voti. Un’operazione, fortemente voluta dal cavaliere, sicuro di vincere visto che parteciperebbe direttamente, con tutto il suo peso, in quanto eleggibile. Non sarà facile ma non è nemmeno proibitivo se, Berlusconi, rinuncerà a candidarsi premier e cederà il passo a Salvini come leader del centrodestra. Un pericolo che Di Maio sta tentando di smontare rimettendo al centro, come arbitro, il Presidente Mattarella, rinunciando ad uno scontro frontale già condannato dai circoli politici, sindacali ed economici. Una crisi delle Istituzioni è un gioco, molto complicato che può costare caro non solo al M5S, ma a tutto il Paese. La ragione e le responsabilità devono prevalere sulle decisioni prese con la pancia.