Nuove regole nel M5S: un uomo solo al comando, come mormorano molti parlamentari eletti dal Movimento ma, per il momento, nessuna ” ribellione”. Intanto il candidato premier Di Maio pro segue con la sua tesi. “Stiamo consultando forze politiche e parlamentari. Abbiamo trovato convergenze sia a destra e sia a sinistra. Il motivo è semplice – ha aggiunto il capo politico del Movimen to – noi proponiamo riforme, non vincolate ad ideologie ma che vogliono tutti perchè giuste ed eque”. Un modo, come un altro, per mettere le mai avanti in vista delle consultazioni del Presidente Mattarella: Di Maio è convinto che non sia necessaria una maggioranza, per avere l’incarico, ma basterà la certezza che i provvedimenti verranno approvati. Una ipotesi nuova che va alla prova del Quirinale. Diversa la posizione di Salvini:” Desideriamo andare al governo per trasferire, idee e fatti, appoggiate dagli italiani: tassa unica al 15%, abolizione legge Fornero, sicurezza, e stop immi grati. Non siamo contrari ad aiutare chi perde il posto di lavoro, reddito di cittadinanza, ma non per stare a casa. Infine, Salvini tira fuori una frase mai pronunciata prima:” Non saremo subalterni a nessuno per il semplice motivo che il centrodestra è stata la coalizione più votata in Italia”. Tra una presa di posizione ed un’altra, tra una minaccia più o meno velata ed un’altra, il M5S e la Lega – Cd si avviano all’appuntamento con il Quirinale. Mattarella inizierà le consultazioni, il 4 aprile prossimo, ed in quella sede si dovrà giocare a carte scoperte. E’ indubbio che il risultato delle elezio ni ha chiuso molti varchi, a chiuderne altri ci hanno pensato uomini politicamente quotati. Un governo va fatto, sulla durata ci possono essere dei dubbi. E mentre M5S e Lega si beccano, il Pd guarda e all’ex segretario, Matteo Renzi è sfuggita una frase significativa:” Dall’opposizione sarà più facile verificare quello che farà il nuovo governo. Un’ opposizione che ci garantirà un periodo di riflessioni molto importante”. Insomma nessuno conti sui voti del Pd, o almeno di una buona parte di quei voti dei ” renziani”.