Roma – Di Maio – Salvini alla stretta finale: accordo o elezioni

Clima sempre più gelido, tra il Premier Conte con i  due vice, Di Maio e Salvini. Il Presidente non vuole farsi ” rosolare” nel rimanere Premier, senza attuare il contratto, che è alla base della sua chiamata a lasciare, il suo posto all’Università, per occupare una poltrona prestigiosa, ma piena di insidie, per una coalizione non coesa. Il ministro Salvini, dall’alto del 34%, preso alle recenti europee si è recato a Palazzo Chigi, ha confermato la sua fiducia a Conte, ma gli ha anche rammentato:  Tav Torino Lione, la Flat Tax, l’apertura dei cantieri finanziati e bloccati, riforma della Giustizia. Tutti impegni sottoscritti e che vanno onorati.  Salvini ha detto  che la politica dei “no” è finita e che per la Lega, il governo si può rimettere in marcia, a queste precise condizioni. Stesso discorso, il leader della Lega lo ha fatto ai cronisti oggi, aggiungendo che le Regioni, Costituzione alla mano, hanno chiesto maggiore autonomia finanziaria e non possono essere lasciate, senza una risposta esaustiva. Il vicepremier, non ha intenzione di penalizzare il Mezzogiorno, dove l’elettorato l’ha votato, ma la riforma va fatta ed anche in tempi giusti. Ma c’è l’altro vicepremier Di Maio, confermato capo del Movimento, che dovrà dimostrare che il governo, può andare avanti, ma non a trazione Salvini. A questo punto si può capire che il Premier Conte, se non trova la quadra tra i capi della coalizione di governo, non potrà che lasciare il suo incarico. Così come si può anche prevedere che farà di tutto, per salvare la legislatura, anche se non ha molto tempo davanti. Se Salvini e Di Maio non riusciranno, in pochi giorni a rinunciare a qualche parte del contratto, anche qualificante, Conte dovrà prenderne atto e sciogliere le Camere. Il Premier deve consentire di votare a settembre. Una data inderogabile, se ci sarà crisi, per dare modo al nuovo governo di approvare, il Bilancio dello Stato, entro il 31 dicembre. Non c’è tensione solo a Palazzo Chigi, ma c’è anche al Quirinale come nelle segreterie politiche. Il nodo è venuto al pettine tra,  due forze politiche che hanno tentato di trovare  punti d’intesa, con un contratto, fonte di molte aspettative. Se c’è chi oggi si tira indietro si andrà a votazioni subito dopo l’estate. Lega e M5S ad un voto anticipato con un “governo del cambiamento” che non ha prodotto grandi risultati? Un azzardo vero e proprio ma in Italia è già accaduto, tante altre volte, in una Repubblica che è sempre la stessa.

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