La crisi del M5S è innegabile ed indecifrabile. Altri parlamentari hanno lasciato verso il misto o la Lega di Salvini. Il ministro per gli Esteri Di Maio, impegnato con il suo staff per la soluzione vitale per l’Italia,: il problema libico cerca di occuparsi, anche di quello che accade nel Movimento ma è molto difficile che ci riesca. Inoltre, soltanto tra 11 giorni si voterà per le regionali, in Emilia Romagna e Calabria, e il Capo politico, almeno fino al 19 ma tutti sperano anche oltre la Conferenza di Berlino, dovrà cercare di lavorare ancora per stabilizzare il Paese africano, a poche miglia dall’Italia. In Libia, non è più un mistero, ci sono terroristi ex Isis e Stati, non solo arabi, che puntano ad installarsi in una Libia debole e allo sbando, per trarne notevoli guadagni e posizioni strategiche. Così mentre Di Maio è impegnato su questo fronte, sta accadendo di tutto. A parte chi si trasferisce per posizionarsi altrove, c’è anche chi rimane dentro il gruppo parlamentare ma forma, in realtà aggregazioni autonome di parlamentari pentastellati, indisponibili a seguire gli ” ordini” del Movimento. In questa grande confusione, il ministro Di Maio ha ritenuto, nel tentativo di calmare le acque, di prendere le distanze da Casaleggio e dalla Piattaforma Rousseau che godeva, come denunciato da molti parlamentari del M5S, di agevolazioni in termini di eccedenze economiche. Ma la vera spina nel fianco di Di Maio è Di Battista, un battitore libero, molto seguito nel Movimento, per il suo volontariato gratuito e per le idee che esprime, molto diverse da quella del ministro Di Maio. Di Battista, afferma ancora una volta, di stimare voler bene a Di Maio che aver ottenuto durante quel Decreto Dignità che ha migliorato molto, la visione dell’Italia, anche all’estero. Di Battista, non ha voluto fare il ministro e nemmeno il parlamentare, segue la politica dall’esterno e punta dritto per ottenere che le sue idee si concretizzino. Oggi è sceso nuovamente in campo per rammentare, al Capo politico Di Maio ,che vanno tolte le concessioni autostradali a Benetton, responsabile del crollo del Ponte Morandi a Genova. E che non è possibile nessun’altra soluzione con il M5S al governo. Di Battista, rammenta le vittime di quella tragedia avvenuta nella città della lanterna e punta il dito in una sola direzione. L’uomo che lavora gratuitamente per la Piattaforma Rousseau – scrive su Fb – di essersi venduto ma non è affatto così: continua ad operare gratuitamente come ha sempre fatto. Darà una mano anche se sarà complicato ” farlo dall’Iran dove sono diretto”. Il ministro Di Maio – lo ha detto più volte – che le concessioni all’Autostrada Spa vanno tolte a Benetton. Ma in una coalizione, peraltro fragile, con le fughe, bisogna tener conto e discutere la revoca con chi condivide le responsabilità di governo. Italia Viva è contro la punizione estrema, il Pd temporeggia per trovare la strada che non faccia danni, il Premier ha parlato di “gravi inadempienze, dell’Autostrada Spa”, ma attende che la maggioranza decida in modo compatto per la revoca. Allo stato non c’è nulla di definitivamente deciso. Di Battista, non alza il tono della voce, ma indirizza gli strali che finiscono per colpire anche Di Maio. Non gli è mai andata giù la coalizione con il Pd e sostiene, che bisogna contrastare il liberismo, definito il fascismo di oggi, e che se c’è chi pensa che ci sono differenze, su questo tema, tra Renzi, Salvini, Bonino si sbaglia di grosso. Il ministro Di Maio, davanti a questa analisi accusa una “rasoiata”, condita da una caduta alle regionali. E a Berlino si decideranno, se sarà possibile, fatti determinanti per la nostra sicurezza nazionale. Questa è la politica e le sue strategie interne ed esterne. Grillo con chi sta? E Casaleggio starà zitto dopo aver garantito che la piattaforma Rousseau, non ha nulla a che vedere?