Tutti sappiamo che l’Ilva non può chiudere e il vice premier, Di Maio, continua a fare propaganda elettorale nonostante sia al governo. Il ministro per lo Sviluppo ha attaccato duramente il governo precedente ed ha precisato:” Non basta l’illegittimità per annullare la gara ma occorre anche l’interesse pubblico preminente, che fino ad oggi non abbiamo certificato. Sia chiaro – ha proseguito Di Maio – gli indiani, cioè Alcecor Mit tal, si sono comportati bene e sono in buona fede. Chi ha fatto un macello è il pubblico. Tra 15 giorni – dal 7 settembre – giorno in cui termina la procedura interna al ministero, tutti potranno leggere e sapere cosa c’è nei documenti ufficiali. Prima non è possibile: l’avvocatura ci ha diffidato dal farlo”. Il tavolo di lavoro, con i sindacati e la mia presenza deve proseguire per gli esuberi. Se i sindacati non parteciperanno si assu meranno una grande responsabilità”. L’ex ministro Calenda, del Pd, è furibondo per le dichiarazioni di Di Maio, che lo ha accusato di gara ” pilotata” ed ha sfidato, l’attuale ministro allo Sviluppo:” Se la gara è ille gittima l’annulli altrimenti taccia”. Lo scontro è durissimo e la preoccupazione dei lavoratori, non solo dell’Ilva di Taranto, ed anche degli industriali è elevata. L’Ilva la più grande acciaieria d’Europa fornisce una vasta clientela italiana che, se l’Ilva chiudesse i battenti, dovrebbe rivolgersi al mercato tedesco, pagando ovviamente di più. Il governo ci pensi: la chiusura dell’acciaieria pesa 4 punti di Pil che l’Italia non può per dere, ma soprattutto non può mettere sul lastrico, circa 18 mila lavoratori, tra acciaieria e indotto che sanno fare, o trasportare, solo acciaio.