Roma . Giornata contro la violenza sulle donne. Problema culturale non politico

Inaccettabile che il devastante problema, italiano e mondiale, della violenza sulle donne, diventi appannaggio politico di questa, o quell’altra parte della società. Il delitto che viene commesso, di stuprare o uccidere una donna non può, ancora una volta, essere stigmatizzato, dal Presidente della Repubblica a quello del Consiglio dei ministri, da ministri e parlamentari. A bollare il fenomeno perverso, e incredibilmente diabolico, ci ha pensato l’Onu:” Trattasi di violazione dei diritti umani, più diffuse, persistenti e devastanti nel mondo”, ed aggiungerei se mi è consentito in Italia, la cui cultura è stravolta, da omicidi che hanno un andamento, quasi quotidiano. Il problema di queste dimensioni non può trovare nel teatro della politica chi è più a favore e chi meno, nello stroncare, un fenomeno così perverso da potersi considerare ributtante. Le analisi, o il Report choc dell’Istat, ci deve solo allarmare tutti ancora di più. ” Persiste nel 24% degli italiani – afferma l’organo statistico nazionale – il pregiudizio che, addebitano alla donna, la responsabilità della violenza sessuale subita”. Ecco la dimostrazione di come siano fallita la politica generalmente intesa, come incapacità collettiva di non saper affrontare, i veri problemi culturali nell’educare un popolo, al reciproco rispetto delle libertà individuali. Bene la panchina rossa davanti al Parlamento, bene le scarpette rosse, bene i convegni e le iniziative nelle scuole, dove docenti discutono su questo delitto che scuote le coscienze e s’imbattono con muri di omertà, impunità, vergogna da Paese sottosviluppato. E non è affatto vero che, la progressiva affermazione della donna nella società giunta ad occupare, importanti posizioni. non solo nella pubblica amministrazione ma anche in specifici settori, dalla magistratura alle forze armate, ha schiacciato l’uomo. C’è competizione ma se l’uomo è preparato non teme, nè un’altro concorrente dello stesso sesso e nè una donna. E’ un falso che circola in molti ambienti ” acculturati”. Così come non è, nemmeno immaginabile che una donna nel seguire una moda, può essere considerata in vesti succinte e quindi “facile” per farle subire violenze e semmai eliminarla fisicamente. Se fossero veri questi incredibili scritti, o servizi televisivi, ci troveremmo ad affrontare un altro problema gigantesco: la crisi dell’uomo “spodestato” dal suo ” potere” e dalle sue radici profonde della sua egemonia. Il fenomeno c’è, non è fatto che riguarda una parte politica e va sconfitto, non con singole iniziative ma con lo sradicare, questa diabolica realtà, iniziando dalla scuola, dalla famiglia, dai circoli e dalle tante associazioni culturali e non.  Si deve riuscire a fare in modo che, chi esprime giustificazione per violenze, stupri e femminicidi venga isolato, tanto da farlo sentire un serpente pericoloso e quindi da evitare. La giustizia faccia la sua parte e non ci sia più magistrato, come è purtroppo accaduto che è riuscito a sostenere, in una sentenza, che “la violenza sessuale non c’era stata per la difficoltà che l’uomo, avrebbe incontrato, nello sfilare i pantaloni, troppo stretti, che la ragazza indossava”! Così il parruccone ha praticamente concluso che la donna era… stata consenziente! Ecco cosa accade: un caso? Certo che lo è ma devastante, per cervelli deviati che non considerano un donna, come essere umano ma, so che la frase è forte, come un ” oggetto usa e getta”. Mi fermo qui, sento un profondo disagio ad andare avanti perchè finirei per chiedere, pene esemplari e pesantissime. Ma mi rendo conto che non non sono le pene, a cambiare una cultura ma, una ricostruzione metodica di quella parte di società deviata, dal vivere civile, nel pieno rispetto dell’essere umano.

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