Una bomba sociale sta per esplodere e non riguarda soltanto l’ex Ilva di Taranto ma anche, altre aziende italiane che si riforniscono di acciaio, a prezzi competitivi, proprio dall’Ilva ed altre acciaierie che lavorano in parallelo. L’AcelorMittal, ha inviato una comunicazione a Roma, da far tremare i polsi non solo ai parlamentari. Tramite InvestCo Italy, è giunta una missiva per avvertire che la società vuole rescindere il contratto, di affitto e acquisizione, delle attività dell’ex Ilva. Inoltre l’azienda ha chiesto ai commissari di assumersi la responsabilità, delle attività e dei dipendenti, allo scadere dei 30 giorni, dall’arrivo della comunicazione: cioè da oggi. Si sono immediatamente riuniti tre ministri Patuanelli, Provenzano e Costa, per promuovere, un incontro immediato, con il Mise per decidere il destino dell’ex Ilva. I motivi della richiesta di recessione dal contratto, dipendono oltre alla mancanza dello scudo penale, dai provvedimenti del Tribunale di Taranto, e da altre gravi inadempienze che hanno impedito:”…la regolare gestione dello stabilimento…”. L’allarme dei sindacati è alle stelle. Marco Bentivogli, della Fim – Cisl, spara a zero contro Roma:” Avete combinato un pasticcio con il salva imprese e scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica, non disinnescare la bomba ambientale e aggiungere quella sociale”. La segretaria generale della Fiom – Cgil Francesca Re David:” L’incontro con il governo, che chiediamo da tempo, è diventato urgentissimo. Comunque la decisione, dell’ArcelorMittal, è inaccettabile. L’azienda deve chiarire quali sono le sue vere intenzioni. Siamo all’assurdo: il Conte uno ha introdotto le tutele penali e il Conte due le ha cancellate, fornendo un alibi all’azienda straniera, di tentare di tagliare la corda”. Il Pd è salito sulle barricate. Bussolati ha invitato il Premier a non perdere tempo: ” Non si scherza con i lavoratori – ha aggiunto l’esponente del Pd- è tempo di prendere decisioni con serietà e rispetto”. Se davvero l’ ex Ilva, dovesse tornare ai commissari e lo stabilimento avviato alla chiusura, sarebbe un terribile guaio non solo sui politici ma su tutta la Nazione. L’ex Ilva, esporta all’estero su un mercato vasto ed articolato, Europa compresa, fornisce acciaio, come già scritto, a tantissime aziende italiane, a prezzi inferiori a quelli praticati dall’estero. Questa vicenda va risolta bene, per i lavoratori e per la produzione in Italia di acciaio di ottima fattura, salvaguardando ovviamente, l’ambiente, così come era stato deciso. I giorni che verranno sapremo se il governo riuscirà a venire fuori da questo pantano, che dura da anni, a testa alta con una sconfitta che fa impallidire quella rimediata in Umbria.