Si è giunti al giorno delle votazioni in due Regioni: Emilia Romagna e Calabria. Si tratta di regionali ma che avranno, un impatto anche sulla politica nazionale, se non sul governo. Il motivo appare chiaro e si può rintracciare nella crisi che attanaglia il M5S, passato dalle mani di Luigi Di Maio, ministro per gli Esteri, a quelle di Vito Crimi, come recita lo statuto dei 5 Stelle. Ma non è questo il solo punto che va considerato. Chi è nel Pd e chi nel Movimento sono su posizioni diverse. Cioè molti iscritti non credono che le due forze, tra loro alternative, possano fare politica governativa insieme, solo per fare una diga, al centrodestra, che ha un leader che si chiama Metto Salvini. Per una politica governativa credibile ci vuole molto di più: un programma possibile ed attuabile, evitare di ripetere sempre le stesse cose da mesi: sterilizzata l’Iva, diminuito il cuneo fiscale per i lavoratori e dare più soldi in busta paga, riforma dell’Irpef da fare e cantieri da avviare nella loro totalità. Per non parlare delle posizioni diverse, tra alleati di governo, su prescrizione, legge elettorale ed anche le riforme approvate dal governo Renzi. Tutto questo senza aver considerato che il partito di maggioranza relativa, dal 33% delle politiche del 2018, si sta sfarinando, per una serie di errori, lasciando a piedi deputati e senatori in carica. A questo si deve aggiungere che si farà il referendum, sul taglio dei parlamentari dopo, il via libera del Consiglio di Stato, che ha sancito la legittimità di sapere la volontà popolare,dopo che 71 senatori che l’hanno chiesto. E’ inutile nascondersi dietro un dito: Zingaretti non può che essere molto preoccupato, così chi è ai vertici del Pd, per un M5S che perde colpi quotidianamente, non solo con abbandoni ma anche per discorsi divaricanti, come se iscritti e parlamentari, non appartenessero più, ad una stessa casa. Gli iscritti al M5S, hanno deciso di andare alle regionali di domani senza agganci con il Pd, contro il parere dell’ex capo politico Di Maio, che conosceva fin troppo bene che, senza agganci sul territorio, la raccolta di voti per gli enti locali, diventa una prova al mantenimento delle posizioni o al ribasso. Ma gli iscritti insistono: anche per le regionali nelle Marche il M5S andrà da solo. Davanti a questa situazione, fa quello che può, un non parlamentare come Giuseppe Conte, chiamato a fare il Premier, non solo da Di Maio ma anche dal leader dell’opposizione. A tentare di disinnescare la mina delle regionali di domani:” Il risultato riguarda due regioni e non il governo nazionale” afferma Conte. Ma l’altra mina l’ha piazzata lo stesso Di Maio, dopo essere stato colpito dal fuoco amico, di lasciare l’incarico politico che era il pilastro per il Premier in carica e manco a dirlo a soli quattro giorni dalle regionali. Vito Crimi, sta cercando di assumere iniziative utili ad evitare il collasso del M5S e dovrà dimostrare delle capacità, superiori all’ex capo politico Di Maio che, ha dichiarato:” Dopo le pugnalate alla schiena non farò il parafulmine anche per le regionali e per gli problemi da risolvere”. Certamente Vito Crimi farà il possibile, ne ha l’autorità che gli deriva dallo Statuto, ma a questa deve aggiungere capacità eccezionali. I governisti, del Pd e del M5S, diminuiscono a vista d’occhio: c’è un riposizionamento evidente nei due partiti della coalizione: nessuno vuol rimanere con il cerino acceso in mano. E l’attuale coalizione deve tenere gli occhi aperti su Italia Viva, di cui è leader quel Matteo Renzi che, sin da quando era nel Pd, aveva previsto le difficoltà che ora si stanno palesando tra Pd e M5S, anche se vengono negate a piè sospinto. L’appuntamento interessante è domani sera intorno alle 23,30, quando si avranno notizie sui primi exit pool. L’ex rozzo ministro dell’oltre Po, Matteo Salvini, ha lavorato molto in profondità, per ottenere un risultato positivo per il Cd in Emilia Romagna e in Calabria, ma soprattutto oltre che in campagna elettorale, ha operato per cercare di ottenere in Senato la possibilità di bloccare il governo giallorosso con altri passaggi.. Un risultato positivo alle regionali, aumenterebbe la possibilità di spostamenti tra i parlamentari pentastellati alla ricerca di collegi sicuri. Poi la realtà, quella vera, potrà anche essere diversa ma in politica, il leader del Carroccio ha lavorato pancia a terra mentre, le altre forze hanno trovato maggiori difficoltà, di penetrazione nell’elettorato al quale non hanno fornito certezze. Crisi di governo? Sarebbe irresponsabile e non converrebbe a Renzi, che si sta organizzando sul territorio. Ma la politica opaca rende risultati opachi.