Sarebbero giuste, al minimo, le scuse dei tanti che hanno sguazzato sulle ossa rinvenute, sotto il pavimento della Nunziatura Apostolica di via Po, a Roma. In troppi, hanno subito fatto risalire i resti, ad una delle due ragazze sparite nel nulla: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Ed invece, gli esami effettuati presso i laboratori della Polizia scientifica di Caserta, hanno dato la certezza che i resti sono di un uomo, sepolto prima del 1964. L’esito delle analisi è stata confermata, dall’utilizzo del Carbonio 14, sulla calotta cranica e sul radio, osso dell’avambraccio. La comparsa del cromosoma Y certifica che si tratta di resti di un uomo senza alcun dubbio. Il rinvenimento dei resti risale, all’ottobre scorso e il Vatican diede subito incarico, alla Procura di Roma e alla Polizia scientifica, di effettuare tutte le indagini per risalire a chi potevano appartenere i resti. Dopo la nota della sala stampa della Sante Sede delle ossa, venute alla luce durante alcuni lavori di ristrutturazione, si è scatenata l’ipotesi, spesso data per certa, che i resti appartenessero a una delle due ragazze, non più ritrovate nonostante le indagini serrate, della polizia italiana e di investigatori assunti dal Vaticano. Tanto pressanti le notizie pubblicate che, anche le famiglie delle ragazze, hanno rilasciato dichiarazioni nella speranza, peraltro più che comprensibile, di avere almeno dei resti su cui poter piangere un dolore immenso. Appare evidente che, ognuno può scrivere e pubblicare ciò che ritiene più giusto ma, in questo caso specifico, c’era la chiara volontà di attaccare il Vaticano per continuare a gettare fango su una Istituzione Sacra, naturalmente per chi crede.