Roma – il M5S nel caos. Il Miur diviso in due. Pd ultimatum a Bonafede sulla prescrizione

Il Movimento fondato da Grillo, si palesa per quello che nessuno pensava potesse diventare: “l’armata Brancaleone”. Il partito di maggioranza relativa si avvia, a continue fratture all’interno, ma anche con fughe verso altre forze politiche. Un’armata forte del consenso popolare che l’ha dotata, del 33% dei consensi alle politiche del 2018, oggi è ridotti, per la condotta degli eletti e risultati politici, a meno della metà. Parlamentari che non mantengono nemmeno il patto stipulato all’atto dell’accettazione della candidatura. Una parte importante non versa la quota al Movimento, necessaria per fare politica, si tratta di 2000 euro al mese, Un’altra parte, peraltro numerosa, non versa nemmeno la quota di 300 euro spettante alla piattaforma Rousseau di Casaleggio Spa, che lavora in continuazione, per il M5S. A gennaio sono previste espulsioni per chi non si metterà in regola entro il 31 dicembre prossimo. Ma non è tutto l’ex ministro per l’istruzione, Fioramonti, afferma, smentendo chi lo aveva accusato di non aver versato le quote ed ha annunciato che sta lavorando, all’interno del M5S per creare un gruppo da dieci a 14 parlamentari, per condizionare le decisioni prese dai partiti di governo. A questo proposito è stato completato un manifesto. Ma non è solo questioni di quote. Il vero problema, per moltissimi, è quello di non essere rieletti, con il taglio dei parlamentari in un Movimento in crisi di consensi precipitato da 33 al 16,3%, ultimo sondaggio, e quindi tornare ad essere disoccupati. Sono pochi i professionisti in grado di vantare un proprio lavoro. Tra chi vuole lasciare il Movimento c’è anche Paragone. Il ministero dell’Istruzione tornerà diviso in due, come lo era, fino al 2018. Alla scuola andrà Lucia Azzolina e all’Università e Ricerca Gaetano Manfredi attuale Rettore al’Università Federico II di Napoli. Ma a parte il Bilancio illustrato, ma più che noto, presentato dal Premier Conte tutti guardano agli ultimatum che non sono più di Di Maio al Pd ma ora partono anche dal Pd verso il M5S. Verifica a gennaio. cioè dopo le festività, Befana compresa. Per Di Maio via Autostrade spa, con passaggio all’Anas delle tratte in concessione senza nessuno sconto, taglio tasse alle imprese, rimodulazione controllo banche e Fisco. Per il Pd c’è l’altolà del Pd vero e proprio ultimatum al ministro per la Giustizia Bonafede. Non c’è  accordo sulla prescrizione e, per bloccare la riforma del Guardasigilli che parte il primo gennaio, è stata presentata una proposta di legge per attutire processi senza fine. I dem sono decisi e precisano che non vogliono far cadere il governo ma il ministro ascolti o andremo avanti, il che aprirebbe una strada che porterebbe il Pd, fuori dalla coalizione. Il ministro Bonafede appare irremovibile ed infatti ha bocciato tutte le proposte giunte dal Pd, partito contrario, a far rimanere un cittadino a vita sotto processo, fissando tempi certi per non far scattare una prescrizione con processi fatti in tempi  prestabiliti. Una situazione davvero incredibile. Mentre il Premier Conte, rilancia un programma triennale per far giungere la legislatura al 2023. Ma se la situazione continua ad essere quella che si sta concretizzando in questi giorni, sarà problematico non solo far ripartire la coalizione ma soprattutto l’economia e quindi l’occupazione che langue. Tanti i delusi del M5S dai quali si attendevano una rivoluzione con la scheda tanto da riversare sul partito di Grillo, una massa di voti  impensabile. Voti ed eletti che a tutto pensano meno che al bene della Nazione con il rilancio economico, crescita ed occupazione.

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