Il ministro alla Salute, Roberto Speranza, per la riforma della sanità punta a tre punti di forza: assunzioni negli ospedali di sanitari, da specializzare, e infermieri facendo ricorso alle graduatorie dei concorsi precedenti vista l’urgenza. E il ministro per alleggerire il peso enorme, su nosocomi e Pronto Soccorso, vuole mettere in campo gli studi dei medici di famiglia, circa 50 mila, dotandoli di attrezzature, per le prime analisi ,ed utilizzare anche le 19 mila farmacie presenti ovunque, anche in paesi molto lontani dagli ospedali. Per dirla, con poche parole, il ministro punta ad una presenza molto diffusa su tutto il territorio della sanità, ed in particolare dove gli abitanti non hanno nulla se non il medico di famiglia, peraltro diviso su più Comuni. Per portare a termine, una riforma di questo tipo, che va sottoscritta senza esitazioni, va anche detto che ci sono grossi problemi. I farmacisti sono, nella stragrande maggioranza contrari a modificare il loro lavoro attualmente, limitato a distribuire medicinali, sulla base di prescrizioni, mediche. Questi ultimi sollecitati ad aderire dovrebbero cambiare completamente i loro attuali studi che, per la maggior parte consistono in una sala d’attesa, lo studio del medico ed un bagno. I medici di base, appresa la notizia, di un loro coinvolgimento come uno caposaldo della sanità sul territorio, hanno prima opposto un no e successivamente si sono arroccati sui costi, molto alti, per avere in studio nuovo personale personale e maggiori quadrature indispensabili per le analisi. Sì, è pur vero che il ministro ha ottenuto un maggiore stanziamento per la sanità da utilizzare, per gli obiettivi già precisati. Non sarà facile convincere, farmacisti e medici di base, di cambiare il loro metodo consolidato, in decenni e decenni di attività. Ma il modello che vuole attuare il ministro Speranza, per la prima, volta porta con se una precis identità: no al privato e potenziamento del pubblico, secondo una precisa filiera Ospedale, studi medici di famiglia e farmacie.