C’è stata una rivoluzione con le schede elettorali che nessuno può ignorare. Gli italiani hanno perso due importanti punti di riferimento: le ideologie e la fiducia nella politica, quotidianamente lon tana, dai bisogni della gente e dai programmi sciorinati in tutte le campagne elettorale. Una rivoluzione che ha premiato, come noto, il M5S e Lega. Gli elettori hanno indicato chi li deve governare, ma senza spingersi in maggioranze assolute. Così il centrodestra, prima coalizione è al 37% e il M5S, prima forza politica, ha toccato il 32%. E’ inutile sofisticare: la soluzione “B” di tornare alle ur ne non darebbe una forza oltre il 40%. Una maggioranza assoluta, nella storia repubblicana, l’ha ottenuta solo la Dc, che rinunciò ad un ruolo così assoluto. Di Beppe Grillo ho sempre condiviso po chissimo. Apprezzato come comico, bravo e simpatico, non ho mai sopportato i suoi urli, le sue proteste e i suoi vaffa. Ho però colto con favore una sua frase detta ai colleghi ieri:” E’ il sistema che non andava. Noi abbiamo solo dato una spinta”. Ed è proprio così. Ancora questa mattina, durante le tantissime dichiarazioni sul futuro governo, si sentivano frasi antiche di una politica tramon tata. Il tempo nuovo è stato indicato dagli lettori: premiate le due forze che hanno promesso riforme sociali importanti. Non si sono posti il problema se erano ” investimenti” compatibili con il bi lancio dello Stato. Ma il discorso va spostato sui tempi di attuazione, non la denominazione. L’importante è che si facciano, semmai partendo, dai più disagiati. La nuova politica, se sboccerà, deve mettere da parte il vecchio lessico così come, in questa situazione, occorre dare al Paese un governo il più presto possibile. Importante chi sarà premier? No. E’ invece determinante, per ottenere l’approvazione, degli italiani e dell’Ue, che si offra un quadro di stabilità non sui temi, come sostiene Di Maio, ma su un programma fatto di pochi punti possibili. Attualmente gli italiani, non solo loro, hanno necessità di politici che riescano a trasmettere certezze. Stop a parole come “inciuci ” o ” Siamo l’unica forza capace di salvare l’Italia”. Occorrono, uomini di buona volontà ( ci vorrebbe ro statisti di rango elevato che non abbiamo in campo) che si siedano, discutano, facciano insieme un’unica piattaforma contrattuale: approvata, firmata e si proceda. Altre soluzioni non esistono e non saranno i bizantinismi a cambiare la situazione. Lo stesso Pd giochi la sua partita e non rimanga fuori per un’opposizione di rimessa sterile. Oggi sono più convinto di ieri che fecero un errore storico con lo scioglimento dei partiti. Questi non erano contenitori vuoti ma fondavano, la loro azione, sulla base di precise ideologie identitarie. Liquidato questo enorme patrimonio non c’è stato nulla di credibile.