Roma – Josefa, la naufraga, con lacca alle unghie e braccialetto…

Josefa, Josefa…prima di farti immortalare come naufraga, in acqua da 48 ore, lasciata lì dai “barbari libici” in balia di una morte orrenda avresti dovuto: non mangiare e non bere per due giorni, quindi avere un vi so sofferente e non cicciottello, non indossare un braccialetto e non mostrare le unghie curate, con smalto molto resistente, tanto da non essere corroso, dall’acqua salata. Inoltre Josefa, non so quanto scotta il sole in Camerun ma so quanto lo è, in Africa o in Italia. Cara naufraga: dopo 48 ore esposta ai raggi del sole avresti dovuto avere delle scottature, molto evidenti in quella parte del corpo non in acqua, dalla faccia fino al collo. I social parlano di complotto contro l’Italia delle Ong; di falso naufragio; di bugiardi per aiutare i buonisti. Sono invece del parere che, la Open Arms, non abbia sbarcato, la viva Josefa e nemmeno i due morti, la donna e il bambino, vittime di una civiltà inesistente nell’opulenta Europa. Fatta eccezione di Italia e Grecia che per anni ha accolto tutti. Anche se non vanno dimenticate, in misura molto minore Spagna e Mal ta. Solo dopo che i social, si sono scatenati contro Josefa, è venuta fuori la storia che i volontari hanno provveduto, “per farla sentire meglio”, non curare le scottature inesistenti ma dare smalto alle unghie delle ma ni ed anche i piedi, anche se non si hanno prove al riguardo. Suvvia, nessuno può dare lezioni all’Italia in termini di accoglienza e di assistenza, non la migliore possibile ma nemmeno tanto negativa. Serietà per le Ong che, se avessero agito nell’ambito delle regole stabilite. avrebbero meritato una medaglia per le tante vite salvate. Ma proprio queste organizzazioni di volontari dovevano accusare, l’opulenta Unione europea, ,che ha lasciato solo all’Italia il compito di far fronte ad un problema così impossibile. Ma le Ong pagate da magnati spagnoli, tedeschi e francesi hanno scelto, per convenienza, di non accusare i benefattori ma cer care di prendersela solo con gli italiani. La storia la scriveranno i posteri e, le Ong credo non ne usciranno bene, per le tantissime violazioni cumulate a fin di bene di chi partiva dall’Africa verso l’Italia? Forse.

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