Lo scandalo della magistratura si allarga a macchia d’olio, man mano che vengono alla luce, altre intercettazioni. “La Giunta dell’Anm ha proposto, al comitato direttivo, il deferimento al collegio dei probiviri del Procuratore generale della Cassazione Fuzia per condotte gravi tanto che deve dimettersi”. Andiamo di bene in meglio c’è da chiedersi: ora a chi tocca? Ma andiamo con ordine. Nuove intercettazioni hanno confermato che ci sono state conversazioni, tra il pg Fuzia e l’ex numero uno dell’Asm Palamara, che ha informato il pg dell’inchiesta della Procura di Perugia, che indaga su Palamara e sulle pressioni per la nomina dei vertici in alcune importanti procure: Roma. Perugia e Brescia. Sul caso del pm Palamara, la sezione disciplinare del Csm, ha rinviato l’udienza al 9 luglio prossimo. Tra non pochi magistrati, per quanto è dato a sapere, serpeggia non poca preoccupazione per il fatto, che stando a voci insistenti, non solo di politici ma anche di ambienti giudiziari, quello che è venuto alla luce oggi, con Palamara, sarebbe un sistema in uso da tempo. E se venisse fuori, tutto quello che si crede sepolto e dimenticato, potrebbe esplodere una bomba, ad alto potenziale, che farebbe saltare per aria un’ area dirigenziale della magistratura. In verità, di tanto in tanto alcuni politici, più o meno timorosi, avevano fatto riferimento, unitamente ad alcuni avvocati, di avvisi di garanzia o rinvii a giudizio ” a tempo”: in vista cioè della formazione delle liste o di candidature. L’argomento è delicatissimo, la magistratura dovrebbe essere un punto di riferimento certo ma, davanti a quello che sta accadendo, i dubbi non possono mancare, in un’opinione pubblica sempre più disorientata. Così come si ha la netta sensazione che il pm Palamara ha tutta la voglia di difendersi, spiattellando tutta la verità, su nomine e pressioni. Se fosse vero quello che si dice, il rinvio del caso Palamara di una settimana potrebbe essere utile per trovare, una via d’uscita, ed evitare un tornado che potrebbe abbattersi su molte cariche dirigenziali nei tribunali, ed in particolare sulle Procure.