Roma – Niente spallata al governo che non decide. Elenca solo i problemi

La situazione politica post regionali, in Emilia Romagna e Calabria, non ha dato al centrodestra la forza di dare la “spallata al governo” ma ha dimostrato più fatti di rilievo: il governatore Bonaccini ha vinto, non con l’aiuto del Pd romano, ma per aver amministrato bene, come governatore, ma questo non ha impedito, a Salvini e &, di “conquistare” città importanti nella regione, impensabile solo fino a poco tempo fa. In realtà la Regione rossa d’Italia non c’è più. La penetrazione di nuove idee, nelle Regioni dall’Emilia Romagna alla Calabria, dove viene eletta per la prima volta una donna, sono novità che non possono essere sottovalutate. Così come la liquefazione del M5S che non riesce nemmeno ad entrare, in Consiglio regionale, sembrerebbe indicare che si starebbe tornando ad un bipolarismo: centrosinistra – centrodestra. Una interpretazione, oggi come oggi, impossibile se si considera che, il M5S ,ha ottenuto alle politiche del 2018 il 32,5% dei voti ed è partito di maggioranza relativa a livello nazionale. Hai visto mai che un partito, sia pure non strutturato,, con un numero così elevato di parlamentari, finisce per suicidarsi? Certo è più che evidente che tra gli iscritti, che votano sulla piattaforma Rousseau e i dirigenti costretti a seguire le soluzioni indicate, c’è un abisso. Di Maio, ex capo politico del Movimento, che aveva il polso della situazione, aveva più volte fatto comprendere che era meglio non partecipare affatto alle regionali, per mancanza di agganci, sul territorio. Ma gli iscritti non hanno seguito i consigli: no con il Pd sì ma per conto nostro. Ed invece chi votava per i 5S, in buona quantità da verificare, in Emilia Romagna, ha finito per dare il voto a Bonaccini, per aiutarlo a fermare il leader della Lega, Salvini. Così come, la maggior parte dei parlamentari, o comunque che hanno votato per il M5S, non sono affatto d’accordo di fare liste con il Pd, per le prossime regionali. Ed infatti per le Marche è stato già deciso: il Movimento andrà da solo o con liste civiche, tutte da inventare, per una serie di condizioni poste alla base delle alleanze. Ma si tratta di ragionamenti astrusi. Di Battista non ha torto nel sostenere che, sono stati commessi degli errori nella conduzione del Movimento. Come si può giustificare una coalizione di governo, prima con la Lega e poi con il Pd, partito quest’ultimo considerato il peggiore tra i portatori di valori, offensivi per il M5S. E non è affatto un caso, che in questo travaglio degli stellati e delle dimissioni di Di Maio, da capo politico del Movimento, ci sia più di una ragione che avvicina, i 5S ad una parte del Cd più che al Cs. Non si tratta solo di essere, forza alternativa al Pd, ma anche di identità, utilissima per marcare le differenze. Questa è la ragione di un risultato, molto discutibile della politica governativa,  che non riesce a riavviare l’economia riaprendo i cantieri, investire per infrastrutture, arrovellarsi intorno a problemi, già alle spalle e riprendere, in mano nuovamente le dure riforme: Reddito di Cittadinanza, Quota 100, o  sterilizzazione dell’Iva,o  mettere in tasca dei lavoratori, da 20 a 100 euro al mese, con l’intenzione di attaccare l’IRPEF ed abbassare le tasse. Suvvia è ora di cambiare un disco logoro, passando per la revoca delle concessioni autostradali, problema che non si schioda, per un sì o per un no,  per i rischi insisti nella decisione o per motivazioni inconfessabili. Suvvia è ora di governare se c’è questa possibilità e non si può continuare a ripetere sempre le stesse cose  o mediare su tutto. L’Italia ha bisogno di ben altro.

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