Roma – Opinione diffusa nell’ordine: Cd, Cs, M5S. Nessuna maggioranza assoluta

E’ opinione diffusa che il 4 marzo la configurazione della politica italiana potrebbe essere questa: coalizione di centrodestra al primo posto ma, non con maggioranza assoluta; centro sinistra al secondo posto, al ter zo il M5S e quarto ad una consistente distanza LeU. CasaPound, per la prima volta potrebbe avere seggi parlamentari, così come avvenuto in Germania con l’estrema destra.  Se così sarà, a parte le novità, nessuno avrebbe la possibilità di varare un governo senza allearsi con un’ altra componente. Si tratta di risultati che, indirettamente, trovano conferma con quello che dicono i leader delle varie formazioni politiche, dentro o fuori le coalizioni. Lo stesso Di Maio, continua a prospettare la necessità di presentare il ” governo” prima del 4 marzo ed aggiunge: ” Niente governo insieme ad altri ma accordi sul programma e patto per approvar lo nell’arco della legislatura”. Quindi il leader del M5S sa che il 40% è molto lontano dal risultato delle urne. Ma anche Berlusconi che continua a vantare, un dato privato, “il centrodestra è già al 40% ma occorrono più voti per un governo ben piazzato”, Però l’ex cavaliere fa una seconda ipotesi:” Se così non sarà, governo Gentiloni, e nuove elezioni con questa legge”. Stesso discorso, in versione diversa, Pd Veltroni – Gentilo ni:” Se nessuno arriva al 40% non rimane che una strada:” Governo temporaneo e nuova legge elettorale, a differenza dell’ex premier”. Intanto i leader delle varie componenti lavorano sodo. Infaticabile Salvini, ar mato di tutto e che, al posto dell’elmo padano, si è presentato in piazza, con corona e Vangelo. Altrettanto molto impegnata la Bonino, che con il suo +Europa chiama a raccolta i radicali, gli ambientalisti, ma vuole convincere chi non vorrebbe votare affatto. Grasso continua a mettere in mostra, il suo impegno di ex magistrato, contro le organizzazioni criminali a testimonianza della sua leadership nel LeU.  La sorpresa ver reb be dall’estrema destra, se riuscisse ad eleggere seggi in Parlamento, sottratti a FdI, che avrebbe escluso dalle liste candidati che avevano una storia nel MSI e in AN. A soli 5 giorni dall’appuntamento elettorale va rammentato che tutto dipenderà dal numero degli elettori. Nel 2013 si recarono alle urne il 72,3% degli aventi diritto cioè il 20% in meno del referendum Repubblica – monarchia. Se gli italiani faranno scendere l’ultimo coefficiente, minimo storico, l’opinione diffusa subirebbe dei mutamenti inevitabili. Il Presidente Mattarella dovrà lavorare molto per trovare la soluzione giusta ad un Paese che ha bisogno di un governo nel più breve tempo possibile. Troppi i nodi da sciogliere e gli appuntamenti internazionali oltre che europei.

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