E’ giunto come un macigno, sul mondo della sanità, la preannunciata riforma della legge Fornero con quota 100. L’Anaao Assomed ha reso noto che ha proceduto, ad un’apposita analisi, con una attenta proiezione di quello che accadrebbe negli ospedali: verrebbero meno in circa 70 mila, che operano nelle strutture sanitarie pubbliche, tra medici e dirigenti medici. Un vero collasso in quanto andrebbero in pensione, in brevis simo tempo, i nati negli anni 1954 – 57. Il governo giallo – verde conosce sicuramente il problema: la sanità pubblica non va demolita visto che nel ” contratto” non va toccata economicamente ed anzi strutturata di versamente. Ma se tra le tante riforme, gli effetti di quota 100, il massacrerà la sanità pubblica, visto che i concorsi non si fanno, dalla mattina alla sera, sono auspicabili dei rimedi. E poi i giovani che entrerebbero avranno pur necessità di apprendere, negli ospedali ciò che l’Università, non ha mai fornito: una preparazione dallo studio al campo operativo. Ma c’è un altro allarme che non va sottovalutato: tra non molto non ci saranno, decine di migliaia, di medici di famiglia. Ecco si vuol dire che le riforme vanno fatte, anche e forse soprattutto nella sanità, dove non mancano “incrostazioni di potere” derivate dai tanti anni sempre nello stesso posto. Così come sappiamo che è urgente, un ricambio generazionale, ma non si attenda l’ultimo momento ma si preveda quello che inevitabilmente sta per accadere. Prevedere delle deroghe fino all’espleta mento dei concorsi appare l’unica soluzione possible.