Roma – Per l’assassino del v.brigadiere dei CC, niente politica ma solo giudici

Spiace scriverlo, per la giovane età dei due americani, implicati nell’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega. Non sono due stinchi di santo. Questo è quello che affermano i colleghi, che hanno frequentato lo stesso Liceo. Il quadretto che hanno costruito, di Finnegan Lee Elder e di Gabriel Natale Hijort, non è per niente buono, anzi!. Hanno vissuto sin dalla loro fanciullezza, terminate le medie, tra l’uso di stupefacenti, veri o chimici, che spesso trovavano in casa di Elder. I genitori ne facevano uso e, non si preoccupavano affatto che i ragazzini si accostassero ad realtà così amara. Gli imputati sono così giunti all’omicidio, dopo una serie di vicende che hanno bruciato la loro giovanissima esistenza, sia pure con diverse responsabilità nell’omicidio del carabiniere. Ma i liceali in America fanno delle ammissioni da far rimanere senza parole. Li chiamavano, Gaby e Finn, e gli altri studenti avevano paura di loro in quanto violenti e frequentavano compagnie poco raccomandabili. Ma non ci sarebbe motivo di scavare, nelle loro tenere esistenze,  anche se appare necessario farlo visto che la stampa d’oltre Oceano cerca, tra qua lche nostra improvvida iniziativa, di trovare motivi per ottenere l’estradizione. Persino il Premier Conte, ha perso una nottata per significare che, i due giovani californiani, saranno giudicati in Italia, da giudici italiani e conosceranno le nostre carceri. Sicuramente in modo diverso in quanto c’è chi ha affondato il coltello per undici volte, nelle carni del nostro carabinieri, e l’altro ha ingaggiato una colluttazione con il collega del vice brigadiere. Lo stesso Procuratore ha tenuto a confermare, per fare fronte comune con il Premier, che l’interrogatorio di garanzia è avvenuto secondo la nostra legge e davanti ad avvocati d’ufficio, in quanto i due americani, hanno dichiarato di non avere avvocati e, nè l’ambasciata e nè il console generale in Italia, hanno provveduto a nominare un legale. Una brutta storia che deve rimanere rigorosamente in un ambito giudiziario. L’omicidio del brigadiere Cerciello Rega non è, e non può essere trasformato, in una contrapposizione tra gli Stati Uniti e l’Italia. Gli alleati, di solito cercano di riportare in America gli imputati ma, questa volta  per un omicidio di questa natura, ci sono le leggi italiane meno pesanti di quelle americane: chi uccide un agente negli Stati Uniti è condannato a morte. Da noi no, da noi c’è l’ergastolo. Finiamola di temere l’offensiva americana e, il Presidente Trump mostri la sua intelligenza politica che molti dubitano l’abbia, lasci lavorare l’ambasciata nel nominare avvocati capaci di difendere un assassino che girava per Roma, con un coltello da guerra, in cerca di cocaina.

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