La forbice,tra l’Italia del Nord e quella del Sud, cresce. Il gap risale, come era più che noto, ma ora viene confermato da uno studio specifico dello Svimez. Siamo arrivati al punto che, per fermare l’emigrazione di famiglie e giovani laureati, si dovrebbero creare nel Mezzogiorno, 3 milioni di posti di lavoro. I meridionali che hanno scelto, il Nord Italia o l’estero, sono circa 2 milioni e si accompagnano, ad una mancanza di nascite, come non era mai avvenuto in precedenza. Un dato significativo va riportato: nel 2019, nel Centro – Nord ci sono state 137 mila assunzioni mentre nel Mezzogiorno i posti di lavoro sono diminuiti di 27 mila unità. Il Pil nel Sud si va attestando a – o,2% mentre, per il resto d’Italia, parliamo di previsioni, la crescita dovrebbe essere + 0,6%. pochissimo ma è pur sempre crescita. Il Premier Conte, una volta conosciuto lo studio Svimez ha detto:” Se riparte il Sud, riparte anche l’Italia, non è uno slogan ma un’affermazione che è frutto di consapevolezza di cosa deve fare il governo. Nel Sud – ha continuato Conte – c’è un crollo demografico che non ha precedenti. Il Sud soffre da lustri per natalità ed emigrazioni. C’è molto da fare per aumentare l’occupazione”. Ok il Premier ha ragione, nella sua analisi molto vecchia che viene ripetuta, di tanto in tanto, come la scoperta dell’acqua calda. La domanda da fare, dal momento che è iniziata la fase della Manovra nelle Aule del potere, è quali investimenti sono stati previsti nel Mezzogiorno per aumentare l’occupazione e migliorare, anche i livelli della sanità, in molte regioni sotto i livelli stabiliti dal Lea. Ed infatti l’emigrazione verso le altre regioni, dove la sanità funzione e garantisce, quanto meno, una maggiore possibilità di tentare di riconquistare la salute. Non ci sembra che ci siano punti qualificanti, nella Manovra o nelle intenzioni, specificatamente per il Mezzogiorno.