Siamo alla “teatrino” per il governo da dare al Paese. Roberto Fico è convinto che il Pd aderirà ad un ” contratto” concordato, con il M5S, per varare un governo di legislatura. Tutto è però riman dato alla direzione nazionale del Pd convocata per il 3 maggio. Un organismo dove è in maggioranza, l’ex premier ed ex segretario Renzi, indisponibile unitamente alle sue truppe ad un governo con il Movimento. E’ vero che nel Pd ci sono i favorevoli ad andare al governo ma è, altrettanto reale, che non hanno i numeri per farlo. Berlusconi a Trieste ha vaticinato:” Un accordo per governa re, M5S e Pd, sarebbe l’inizio della fine dei democrat”. Forse, questa volta, potrebbe avere ragione. Ma Martina, Franceschini ed altri sono del parere che, se lo chiederà il Presidente della Repubbli ca di fare un governo per evitare grossi problemi all’Italia, il Pd non potrà dire di no, nonostante le notevoli differenze tra il Movimento e i democrat. In questo momento impazzano le dichiarazio ni. Salvini, in piena campagna elettorale in Friuli, ha tra l’altro sostenuto che, non scommetterebbe un cent, su una possibilità di un esecutivo Movimento – democrat, troppo forti le differenze e poi l’una forza è alternativa all’altra e non vede un possibile approccio Di Maio – Renzi. Invece – ha soggiunto il leader del Cd- Di Maio si vesta di umiltà e torni a dialogare con noi che garantiamo una leale governabilità, su un programma preciso, per obiettivi e tempi. Di Maio non lo farà? Bene subito ad elezioni, non ad ottobre, ma in estate anche con la stessa legge. Il Cd vincerebbe a mani basse”. Insomma ogni forza politica cerca di accreditarsi per un governo o per vincere, con elezioni anticipate, con il ” Rosatellum”. La realtà vede un Cd ricompattato forte del 37% ma ma non si sa quanto durerà il duo Salvini – Berlusconi. Tutti i vertici politici sono sui carboni ardenti. Le dichiarazioni, il lavoro dei pontieri, il severo monito del Quirinale, un Paese che teme un prolungarsi di un’incertezza che fino ad oggi, non ha intaccato l’economia anche se i pericoli sono all’orizzonte, l’ aumento dell’Iva è solo un esempio. Ma diciamolo gli attori di questo ” teatrino” non ha statisti, nè politici di razza ma sprovveduti. Di Maio apre due forni (sic), poi ne chiude uno, senza la sicurezza di poter cuocere il ” pane” nell’altro, è uno sprovveduto anche se, non poteva che aderire alla richiesta di Fico che era bloccato dal doppio forno, per aprire un dialogo del Pd con il Movimento. Ma le condizioni non vengono accettate senza garanzie. Martina, che non è leader, non le ha da te perchè non poteva offrile. Allora che significa chiudere al Cd senza imboccare una strada sicura? E poi ci sono i veti incrociati che vanificano “l’arte della politica” che non può chiudere nulla a nessuno. Non è che Berlusconi abbia capito che le ripicche non sono utilizzabili in politica. Vale molto di più l’ironia che lo scontro frontale anche se provocato ad arte. La prossima settimana forse sarà decisiva ma, il Capo dello Stato, ha da fare un lavoro di ricucitura per riuscire a dare un governo al Paese. Un impegno improbo ma non impossibile: non pochi esecutivi sono usciti “inventati” dal Quirinale, anche se Mattarella è più portato a registrare le posizioni dei partiti più che ad indirizzarli verso una soluzione.