L’Ilva, l’acciaieria più importante d’Europa, è salva così come era giusto con un netto miglioramento delle condizioni ambientali: copertura immediata dei “parchi” e se i nuovi proprietari, vorranno andare oltre gli attuali 8 milioni di tonnellate annui, dovranno garantire le stesse emissioni di oggi. Dal punto di vista della forza lavoro i sindacalisti sono stati pienamente accontentati. L’AcelorMittal, partirà con 10.700 assunti e con l’impegno di occupare, altri lavoratori, circa 400, entro il 2023, tutti coperti, dalla garanzia dell’articolo 18 rimesso, in funzione dall’accordo siglato dal ministro dello Sviluppo e Lavoro, Di Maio, dalle organiz zazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil dai commissari e azienda. Il testo che ha visto, tutte le convergenze necessarie, sarà sottoposto a referendum che dovrà dare esito positivo entro il 13 settembre, cioè 48 ore prima del la scadenza, dell’Amministrazione Straordinaria, che coincide con la fine del denaro disponibile. La segretaria generale della Fiom, il sindacato più forte nell’Ilva, Francesca Re David, ha dichiarato:” Gli assunti so no molto vicini al numero attualmente impegnati nell’acciaieria inoltre, entro il 2023 c’è l’impegno di assumere ancora. Insomma accordo è positivo”. C’è anche la dichiarazione del Premier, Conte, che ha colto que sto risultato per rivolgere un plauso al lavoro del suo vice Di Maio:” Abbiamo sentito l’Anac e l’Avvocatura dello Stato. La gara non sarebbe stata annullata dal Tar, per un vizio di forma, e quindi l’accordo è il miglio re che si potesse ottenere”. Identica posizione del ministro Di Maio, rivolto ai cittadini di Taranto, che forse si aspettavano la chiusura dello stabilimento ha detto:” La gara non sarebbe stata annullata. La società in dofrancese avrebbe vinto e, sarebbe subentrata nell’Ilva alle sue condizioni, con minori occupati e senza impegni per le emissioni. Abbiamo salvaguardato, insieme ai sindacati e lavoratori l’azienda e i posti di lavo ro, con garanzie per l’ambiente. Di più non si poteva”. Tutto come previsto ed come sempre sostenuto: un’azienda che garantisce lavoro, con l’indotto ed anche ad altre industrie italiane pari a circa 20 mila occupati non si chiude ma si punta a ottenere le migliori condizioni, a parte la partecipazione di questa azienda, alla formazione del Pil nazionale ,che ha avuto il suo peso.