I violenti scontri che sono avvenuti nella capitale iraniana, tra giovani e polizia, sono la dimostrazione che c’è più di un malcontento diffuso che va, ben oltre l’aereo ucraino abbattuto, per uno sbaglio umano, peraltro sempre possibile in una situazione di forte tensione. Gli studenti sono in fermento, non soltanto per le 176 vittime, dell’aereo passeggeri colpito da un missile terra – aria, non chiedono la testa di chi ha sbagliato nella catena di comando, ma vogliono quella del leader Khamenei:”… non avrebbe ammesso subito che l’aereo era stato abbattuto dalle batterie missilistiche iraniane”. Non è affatto un caso che la polizia ha, duramente caricato i manifestanti e sui social c’è chi ha diffuso immagini, dove si vedono poliziotti che sparano. Ma c’è di più. Durante il raduno davanti all’università di Beheshit, nel centro della capitale iraniana, c’è stato chi ha affermato:” Il nemico non è l’America il nemico è qua”. Tanti altri slogan sono stati tirati fuori e tra questi, un’accusa che ha un preciso significato:” Le guardie della Rivoluzione uccidono e la guida suprema li appoggia”. Anche altre università sono in fermento dove sembra stia nascendo, una sorta di opposizione al regime imperante. E’ presto per parlare di una controrivoluzione ma certo è che, quando il fermento inizia nelle università e riguarda giovani acculturati, solitamente accade qualcosa di nuovo in un Paese in crescenti difficoltà, non solo per l’uccisione di un condottiero del calibro di Soleimani. Il futuro prossimo dirà di più su come riuscirà l’attuale regime a superare questo scollamento tra giovani e classe dirigente. Per gli Stati Uniti, ed in particolare per Trump, queste manifestazioni anti regime sono il meglio che si potesse aspettare, da tanti giovani iraniani scesi in piazza, con l’intento di dimostrare il loro dissenso