Fonti più che ufficiose confermano. Il 14 maggio prossimo, giorno dell’indipendenza israeliana, il consolato Usa a Gerusalemme assumerà le funzioni di ambasciata. Tutti i media israeliani hanno dato risalto alla no tizia, molto significativa per lo stato ebraico che, in quella data, celebra il 70° anniversario dell’indipendenza. Le stesse fonti confermano che l’ambasciatore degli Stati Uniti, David Friedman, con un gruppo di fun zionari si trasferirà da Tel Aviv nella nuova sede. A ringraziare il Presidente Usa, è stato il ministro dei Trasporto e dell’Intelligence, Israel Katz, il quale ha dichiarato:” Vorrei congratularmi con Trump per la deci sione di trasferire, l’ambasciata Usa nella nostra capitale, in occasione del 70° anniversario dell’indipendenza. Non c’è regalo più grande di questo. La mossa più corretta e giusta, grazie amico”. E’ inutile sottolinea re che lo steso Trump aveva tenuto a precisare, davanti al “no” dell’Unione Europea, Russia, Cina e più in generale del modo musulmano e cristiano, che il trasferimento sarebbe avvenuto nell’arco di un paio di an ni non prima. In realtà si sta già rivelando, un nuovo tassello di destabilizzazione, della pericolosissima situazione in Medio Oriente, dove potrebbe scoccare, più che in estremo Oriente, la scintilla di una guerra non regionale. La stragrande maggioranza degli Stati del mondo è del parere che Gerusalemme, luogo santo per musulmani, cristiani ed ebrei, doveva rimanere una città aperta e non una capitale di uno Stato. Ed inol tre doveva essere l’architrave su cui far poggiare due Stati: quello israeliano, che non va mai messo in discussione, ma anche palestinese non più ignorabile, come sancito, da più organismi mondiali. Una decisione quella di Trump che è tata presa, se verrà confermata anche se certa al 99%, in un momento in cui, il Presidente americano è nel bel mezzo di, un’altra forte bufera, per via dei suoi più stretti collaboratori che si so no impegnati per la sua elezione alla massima carica degli Stati Uniti.