Guerriglia urbana alimentata da centri sociali, anarchici e comunisti. Centinaia di giovani volevano raggiungere, l’albergo dove teneva un comizio elettorale Simone Di Stefano di CasaPound, per impedire che par lasse. Le forze dell’ordine hanno sbarrato la strada e, sulle loro teste, è piovuto di tutto: bottiglie, pietre, grossi petardi e pezzi di ferro divelti da una recinzione di un cantiere vicino alla stazione. I cassonetti per le immondizie utilizzati per ostacolare le cariche di alleggerimento della polizia. Le forze dell’ordine hanno risposto, come al solito, con idranti e lacrimogeni. Ma la guerriglia è andata avanti per ore e i manifestanti hanno cercato di aggirare, lo schieramento di agenti e carabinieri, per raggiungere la riunione di Casapound. Non ci sono riusciti ma il bilancio è pauroso: ci sono stati feriti tra le forze dell’ordine e tra i manifestan ti e danni alla città, con la gente che si è rifugiata in casa. Sta accadendo quello che non ha senso: trasformare la campagna elettorale in uno scontro tra estrema destra, identificati in fascisti, ed estrema sinistra che vuole impedire, manifestazioni elettorali, di una organizzazione politica il cui simbolo, è stato ritenuto legittimo, dalla magistratura, per partecipare alle elezioni e tentare dieleggere rappresentanti in Parlamento. Gli estremisti, dell’una e dell’altra parte, si sono scontrati anche a Perugia come in altre località. Questa clima violento, scoppiato improvvisamente, potrebbe favorire partiti o coalizioni moderate. Gli italiani non hanno alcuna voglia di tornare indietro di decenni. Ma il pericolo che estremisti, rendano città e paesi in un terreno di scontro, farà ragionare quanti, in cuor loro, erano restii ad andare alle urne. La nostra nazione ha necessità di serenità e pace sociale per puntare a sviluppo ed occupazione. Così come le forze dell’ordine devono pensare a ben altro: terrorismo, sempre in agguato, e immigrazione da mantenere in precisi ambi ti. Gli estremisti, di destra e di sinistra, vanno fermati subito. E chi fa politica, comunque si collochi, non alimenti, con atteggiamenti o comizi incauti un clima di scontro.