Trieste – I funerali dei poliziotti. L’ultimo servigio: italiani uniti e in lacrime

Il funerale dei due agenti, della Polizia di Stato hanno mostrato il vero volto degli italiani, verso chi in divisa, garantisce la sicurezza dei cittadini. Pierluigi Rotta e Matteo Demengo, hanno reso un impotantissimo servigio allo Stato, anche dopo essere stati assassinati, da un immigrato dominicano, nella loro casa – questura. Non serve dire che la chiesa di S,. Antonio Taumaturgo, era gremi ta, o riportare le parole del vescovo della città,Giampaolo Crepaldi, oppure quelle del Questore, che con voce rotta dal pianto, ha portato a termine il saluto di commiato ai due poliziotti, crivellati di colpi. Non serve nemmeno citare le personalità dello Stato presenti al funerale. Quello che ha colpito è stato vedere le migliaia di persone, rendere l’omaggio riconoscente, a chi tutela la nostra sicurezza. Trieste,  che ha una popolazione estremamente riservata, oggi ha rotto un modo di vivere, ed ha applaudito, con le lacrime agli occhi, ovunque: in chiesa, sulla piazza antistante la chiesa e lungo il percorso del corteo funebre. Un applauso interminabile, molto significativo per un popolo, solitamente distaccato. Ma quello che ha colpito di più e che, i bar e luoghi di ritrovo sintonizzati con la diretta Rai la gente applaudiva, come se fosse a Trieste, con i fazzoleti agli occhi per l’assassinio dei due poliziotti. Ho visto piangere persone che conosco gente, con la ” puzza” sotto il naso, commuoversi davanti a tutti e per dissimulare questa ” debolezza”, soffiavano il naso in continuazione. Ecco il grande servigio che i poliziotti, Pierluigi Rotta e Matteo Demengo, hanno reso allo Stato: riunire tutti gli italiani, dopo tanti litigi su ogni argomento, dalla politica alla nazionale di calcio, per il funerale dei due tutori dell’ordine. Il popolo silenzioso che non protesta pubblicamente, che discute con gli amici che c’è tutto da rifare, come diceva il grande campione del ciclismo Bartali, oggi ha pianto per due polziotti sconosciuti, come tanti altri, servitori in divisa che rischiano la vita per noi. Una risposta indiretta, ma molto efficace a chi per offenderli, scrive sui muri ” sbirri”. Non sono quello che voi dite: chi rappresenta lo Stato democratico, la Repubblica italiana, non è uno sbirro ma un poliziotto, un carabiniere, un finaziere o un agente della penitenziaria. Il popolo li ama ma non come dovrebbe. Quando passano questi uomini in divisa, l’ho già scritto il 4 otttobre, giorno in cui sono stati assasinati i due agenti della Poliziadi Stato, salutateli o sorridete nel vederli: è un gesto molto efficace per farli sentire amati per un  lavoro,  sempre più difficile e pericoloso. Scrivete ai legislatori e chiedete che, anche in Italia, chi ” tocca” un tutore dell’ordine va in galera per molto tempo e, dopo un processo rapidissimo. Grazie Pierluigi Rotta e Matteo Demengo, non sarete dimenticati e sentirete, nel mondo dei giusti, l’amore del popolo che si è risvegliato dopo un innocente ritardo. Rammentate: quando passa un tutore dell’ordine, basta un sorriso, per premiarli di tanta dedizione allo Stato per la nostra sicurezza.

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