Situazione complessa in Libia dove, la Settima Brigata, ha lanciato un attacco contro il governo di Fayez Al Sarray, riconosciuto come legittimo, dalle Nazioni Unite. I combattimenti a Sud della capitale e sulla stra da dell’aeroporto sono cruenti Già si contano una quarantina di persone uccise ed una notevole quantità di feriti. Sarray si è visto costretto a dichiarare lo stato di emergenza, giustificata dalla necessità di protegge re i civili, l’interessa pubblico e le istituzioni. Il Consiglio libico ha chiesto la fine dei combattimenti e il rispetto del cessate il fuoco, in perfetta intesa con la missione delle Nazioni Unite, presente con una sua dele gazione in Libia. Si deve prendere in considerazione che, la Settima Brigata non si è mossa autonomamente ma potrebbe avere la copertura di alcuni Stati europei, poco propensi a normalizzare la situazione in Li bia, per interessi non confessabili. Inoltre, il missile sparato per colpire l’ambasciata italiana, caduta invece su un Hotel, è la dimostrazione che si vuole ostacolare la nostra politica in Libia che punta ad evitare la frantumazione dello Stato, bloccare l’immigrazione clandestina ed aiutare l’incontro per nuove elezioni, impossibili a breve scadenza come vuole la Francia, proprio per far raggiungere, prima del voto, accordi tra i leader di Tripoli e Bengasi e tra i capi tribù. Ancora oggi c’è chi paga per fare la guerra, per destabilizzare intere regioni, vendere armi ed equipaggiamenti modernissimi mirando alle ricchezze del sottosuolo africa no. Non si è avuta notizia che, il Presidente Macron si sia attivato, per evitare un nuovo spargimento di sangue, ben sapendo che se la Libia oggi è in queste drammatiche condizioni lo si deve, all’ex Presidente Sar kò che scatenò la guerra e fece uccidere Gheddafi. Quel “capo” libico che, secondo l’accusa della magistratura francese, avrebbe finanziato, con 5 milioni di euro, la campagna elettorale, manco a dirlo, dello stesso Sarkò. Sarà la sentenza a dire se l’accusa è fondata o meno.