La guerra tra le due fazioni in Libia, che fanno capo a Sarraj e a Haftar, tende ad allargarsi. L’Unione Europea e l’Onu invitano i belligeranti a lasciare l’uso delle armi e discutere ma, gli appelli fino ad oggi, sono rimasti inascoltati. Le milizie del generale Haftar sono entrate nella periferia di Tripoli e l’uso dei missili, dall’una a dall’altra parte, hanno provocato 30 vittime e 50 feriti. Federica Mogherini, dopo aver ascoltato i 28 capi di Stato o di governo della Comunità Europea, dove ha riscontrato ampie convergenze sullo stop alla guerra, ha inviato documenti ai belligeranti con le decisioni assunte dall’Unione Europea. Gli sfollati sono già 2000, tutti della periferia di Tripoli, mentre molti civili sono intrappolati tra il fuoco delle due milizie che si combattono con accanimento. La sorpresa è giunta, dal Presidente del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale, che si è dimesso dalla carica. Ma solo dopo aver dato torto al presidente Sarraj che, approfittando del riconoscimento internazionale avrebbe approfittato della sua funzione tanto da giustificare la reazione del generale Haftar. Le grandi potenze temporeggiano e sembrano sempre più indirizzate alla divisione del Paese in due parti, anche se non è la soluzione migliore, anzi sarebbe la peggiore in quanto alimenterebbe una guerra continua.