l Cdm ha approvato ll Def, nonostante la forte delusione del ministro Di Maio, l’ok del ministro Salvini e con il ministro del Tesoro, Tria, che ha vinto la sua battaglia, mettendo al sicuro i conti dello Stato, in un momento in cui tutti i Paesi hanno grossi di Bilancio. In breve: nessuna tassa aggiuntiva, nessuna manovra correttiva, crescita 2019 intorno allo 0,2%, conferma di programma di governo della legge di Bilancio fissati con la Comunità Europea, miglioramento di inclusione sociale, Dl Crescita e Dl Sblocca Cantieri, ok alla Flat Tax ma, soprattutto a favore, del ceto medio, previsione disoccupazione 2022, dopo una lunga altalena, al 10,7%. Non ci si poteva aspettare di più, da un’economia piatta, e con un debito che pesa tantissimo su ogni iniziativa di crescita. Comunque è previsto che nel 2022 il debito sarà sceso al 130%. Un Def estremamente prudente ma realistico che ha visto, sulle barricate il ministro Tria, fortemente sostenuto dal Quirinale, dove il Presidente Mattarella, segue la vicenda economica, con estrema attenzione, visti i margini ristrettissimi in cui doveva operare Tria. Un ministro che doveva garantire la tenuta in ordine dei conti per ottenere, la fiducia dei mercati ed investimenti stranieri. Un Def che, per la scarsezza di risorse, non è riuscito nemmeno a garantire al 100% che l’Iva non aumenterà nei tre anni prossimi. Un Def troppo prudente? Forse è così ma la giuntura mondiale non promette nulla di buono e quindi il governo, sia pure con disappunto, ha puntato decisamente a dimostrare che, i conti sono a posto e che il rilancio economico ci sarà tanto che, le previsioni per fine anno, potrebbero essere miglio e non peggiori del previsto. Con questo Def nessuno rischia nulla investendo in Italia ed era questo il principale obiettivo che si voleva raggiungere anche per rassicurare i partner europei.