Al World Economic Forum che si tiene a Davos, il Presidente Trump ha ignorato completamente la giovanissima Greta, la testimone degli scienziati che sostengono l’urgenza di avviarsi, ad emissioni nell’aria zero, per evitare che la Terra non sia più in grado di ospitare l’uomo, oppure la vita sul Pianeta, sarebbe estremamente difficile. Il Presidente, ha ignorato la presenza della giovanissima e non l’ha mai citata nel suo discorso improntato sui suoi successi negli Stati Uniti, ottenuti dalla sua politica: disoccupazione al minimo, produzione quasi al massimo. Trump ha ripetuto con gli accordi stipulati con la Cina di Xi Jinping e con quelli firmati con Messico e Canada, La sua America sta molto meglio, ha vinto la sua battaglia e non è questo il momento del pessimismo e dei profeti di sventura. Non ha citato nemmeno l’Europa, dove lo sviluppo è sempre “0 virgola” ma la battuta era più che chiara. C’è un problema ambientale l’America pianterà un miliardo di piante! Ma Trump è un uomo fatto così. La sua battuta è certamente insufficiente per evitare che la Terra bruci per l’aumento del riscaldamento globale ma le previsioni degli scienziati a lui non interessano nulla. Al Presiden te americano, che nella sua vita ha fatto fortuna con le sue idee, i rischi ed ha condotto la sua vita così come lui l’ha voluta l’avvertimento che, se non si interverrà subito sulle emissioni, nessuno godrà le sue ricchezze non lo ferma nella sua frenata corsa a dare corpo al suo slogan, peraltro vincente:” Prima gli americani”. La giovane Greta, testimonial degli scienziati ha continuato, con maggiori particolari a lamentarsi che viene ascoltata ma che nessuno Stato ha iniziato il nuo vo modello per salvare la Terra e non rubare il futuro delle giovani generazioni. Il processo chiesto dagli scienziati è certamente vero ma i governanti dovrebbero ottenere, sia pure nel corso degli anni un cambiamento totale del modo di vivere degli uomini. Ma non è tutto dovrebbero vincere una battaglia con il grande capitale che, non crede ne agli scienziati e quindi nemmeno a Greta. Il cambiamento culturale, per salvare il Pianeta non verrà mai dall’alto verso il basso, ma dovrà essere il popolo a pretenderlo, per garantire un futuro normale ai loro figli, nell’unica casa comune che abbiamo: la nostra Terra.
Pechino – Il misterioso virus ha ucciso 6 persone. OMS in allarme
Il coronavirus che ha provocato la morte di 6 cinesi e ne ha colpiti circa 1700 ha provocato l’allarme in tutto il Pianeta. E’ la quinta volta che un virus cerca di attaccare l’uomo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità attiva tutte le misure possibili per evitare che il problema, al momento limitato, diventi una epidemia a livello globale. I ricercatori sono al lavoro per tentare di isolarlo e quindi di preparare i farmaci o vaccini necessari per bloccare il processo. Negli aeroporti, anche in Italia, sono scattate le misure minime di sicurezza: viene misurata la febbre ad ogni passeggero, così come accade in tutti gli altri aeroporti. Fino ad oggi è stato segnalato, solo un caso sospetto, in Australia. Intanto milioni di cinesi sono in viaggio per festeggiare il capodanno lunare anche se le autorità, continuano a dare consigli sanitari, per come cercare di difendersi da questo virus, a partire dal portare sempre la mascherina, su bocca e naso. Il problema c’è e non può essere sottovalutato da nessuno. Questi virus sono pericolosi per la vita dell’uomo ed è,per questa ragione, che l’OMS è in allarme nel tentativo, sempre fino ad oggi riuscito, di isolarlo e poterlo rendere innocuo con le medicine studiate ad hoc, prima che si trasformi epidemia.
Berlino – Conferenza sulla Libia non ha risolto. UE incerta e Potenze in campo
La Conferenza di Berlino sul problema Libia non ha cambiato nulla tra Serraj e Haftar, che non si parlavano, non si sono mai incontrati, nella capitale tedesca e sono tornati, nel loro Paese, senza guardarsi in faccia. Una Conferenza che è servita ad ottenere che, da parte dei Paesi disponibili, sotto le insegne dell’ONU, dovrebbero evitare che, i due contendenti ricevano armi, munizioni e rinforzi di uomini. Un risultato che dovrebbe essere concretizzato, nonostante la de bolezza dell’Unione Europea, sembrata defilata sul problema, che riguarda tutta l’UE e soprattutto i Paesi che sono, la frontiera Sud ,del Vecchio Continente. Date le premesse forse non si poteva fare di più. L’Italia ha mostrato grande impegno per ottenere la stabilizzazione della Libia, o comunque lo stop alla guerra e al monitoraggio costante, per evitare che, una delle due parti riesca ad armarsi meglio, per prepararsi, semmai, a tornare per combattere. Confermata dalla Conferenza, quello che viene detto da sempre: ” Non c’è soluzione militare per risolvere il problema. Ci deve pensare la diplomazia a trovare una soluzione accettabile, non già soltanto da Serraj e Haftar, ma anche da chi opera, tramite i due leader libici”. Quanto deciso a Berlino non potrà durare nel tempo: troppo fragile. Tutto dipenderà dai Paesi interessati a controllare questo Paese, al centro del Mediterraneo e a poche miglia marine, dall’Italia. Il Premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio non hanno negato che, la nostra Nazione corre i pericoli maggiori, per i terroristi ex Isis, già presenti in Libia, ed hanno offerto la disponibilità, sotto le insegne dell’UE e dell’ONU, di inviare un contingente misto di interposizione, prelevando, uomini e mezzi già impegnati, in altri scacchieri Mediorientali, oggi meno importanti, per la sicurezza del nostro Paese. E’ indubbio che dalla Conferenza di Berlino chi ha tratto maggiore vantaggio è Stata la Turchia, per le manovre decise dal Presidente Erdogan, che hanno preceduto, l’aiuto al leader riconosciuto dall’ONU Serraj, quelle prese nella Capitale tedesca. Così come Putin, dalla parte del generale cirenaico, ambisce a realizzare una base militare nel cuore del Mediterraneo, vecchio sogno zarista. Il disappunto del Presidente dell’Egitto Al Sisi non si fatto attendere, già noto, sin dalla nuova politica della Turchia in favore di Tripoli. Il quadro strategico che si è palesato non è affatto facile e, senza un accordo diplomatico la Libia sarà pur sempre, una spina nel fianco dell’UE e dell’Italia.