Roma – Confindustria:”No Dl Dignità. Di Maio:” Nessun passo indietro”

Scontro inevitabile del Ministro allo Sviluppo e Lavoro con Confindustria. Il Dl Dignità non piace a Confindustria che, senza battere i pugni sui tavoli, ha inviato il suo Dg, Marcella Panucci, a spiegare in Commissio ne  Lavoro e Finanze, il punto di vista di chi investe e crea occupazione. Il Dl – è stato spiegato – nonostante gli obiettivi condivisibili, rende più incerto e imprevedibile il quadro delle regole. La conseguenza è disin centivare gli investimenti limitando la crescita. “Per le imprese – ha incalzato la Panucci – occorre evitare brusche retromarce sui processi di riforma già avviati. Così sono poco chiare le misure punitive sulle deloca liizzazioni e sui limiti fissati, per i contratti a termine, materia molto delicata se troppo impegnativa, per le imprese, tanto da creare disoccupazione. Il ministro Di Maio ha ingoiato amaro ed ha dichiarato:” La Con findustria fa terrorismo fa terrorismo psicologico. E’ la stessa Confindustria che gridò alla catastrofe, se avesse vinto il “no” al referendum. Poi sappiamo com’è andata… Non possiamo più fidarci di chi fa terrorismo per non cambiare nulla. Il ministro Di Maio, su Facebook e Instagram, ha incalzato gli industriali:” Stiamo dalla parte dei cittadini e non faremo nessun passo indietro. Stateci vicino”. Quello che sta accadendo tra Confindustria e il ministro per lo Sviluppo e Lavoro prosegue, su una pagina già in parte scritta in precedenza. Gli industriai, questa è la tesi: investono, rischiano, danno lavoro e vorrebbero dettare anche le leggi. Non può essere così. E’ giusto confrontarsi tra politici , sindacalisti e associazioni datoriali ma niente di più. Spetta infatti al potere politico ogni decisione da assumere in Parlamento. Certo, se le proposte di Confin dustria sono accettabili lo siano per una pace sociale utile a tutti. Ma, se non lo sono, in democrazia chi traccia la strada maestra da seguire è il Parlamento e gli eletti da popolo non le organizzazioni degli industria li, comunque denominate. L’unica formula da ricercare un accordo a tre: capitale, lavoro nell’investimento e sindacati. Se va bene tutti ne trarrebbero vantaggio e quindi tutti tirerebbero nella stessa direzione.

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