Mare sempre più agitato per il Movimento. Di Maio, capo politico, non riesce più a controllare i suoi parlamentari che, per buona parte, hanno intrapreso o stanno prendendo strade diverse da quelle perseguite dal M5S. Molti par lamentari sono arrivati persino a non rispettare, i patti sottoscritti all’atto della loro candidatura. Parlamentari spaventati di non tornare in Parlamento, per il taglio ai senatori e deputati, per collegi enormi, per il limite delle legislature, per non aver potuto mostrare le loro capacità e per la frana dei voti, attribuiti, da tutti i sondaggi al M5S, bloccato a circa il 16% meno della metà delle politiche del 2018. Inoltre c’è anche il problema, di chi rimane nel Movimento ma promuove, un gruppo che vuole contare e non alzare la mano in Aula, per approvare, anche quello che non vorrebbe. Una situazione, quella che sta vivendo il Movimento più che prevedibile. Beppe Grillo, ha sempre sostenuto di voler cambiare l’Italia, per farlo avrebbe dovuto raggiungere la maggioranza assoluta. Quella relativa ha costretto il M5S ad ” inquinarsi”, prima con la Lega ed ora, in seconda battuta, con il Pd e Leu, Cioè si vuole dire che i parlamentari del Movimento, erano convinti di essere eletti e di poter fare, piazza pulita di quella ” prima Repubblica” giunta, più che attiva, fino ad oggi. I pentastellati erano stati catechizzati: vinciamo e riformiamo tutto ciò che è necessario ad un Paese che merita, molto di più di quello che è riuscito a fare, fino ad oggi. Ma il Movimento non vince e conosce la difficoltà di governare con la Lega di Salvini che, con il suo attivismo, prende il timone della nave governativa, e mette usa il turbo che dice lui. Cade il governo e Di Maio tratta, con un partito fortemente strutturato come il Pd, difficile, difficilissimo non solo sul come risolvere i problemi ma anche per il linguaggio che usano i grillini, inaccettabile da uomini e donne educati, diversamente. Ma il M5S è entrato, in una crisi profonda di identità, e non si può permettere di proseguire nei rinvii e nell’approvare leggi ” Salvo eventuali ripensamenti”, la frase non è questa ma è quello che afferma Di Maio. Come andrà a finire, un Movimento in via di trasformazione che punta, solo ora, di radicarsi sul territorio, non solo in vista di elezioni regionali ma anche per il futuro. Ed inoltre, fuori dal Parlamento, i pentastellati hanno i veri generali che non “giocano” alla guerra, con l’ausilio di computer e strategie in cerca di una strada per evitare il naufragio. E manco a dirlo, sulla testa del governo, per la felicità di Salvini, ex ministro per l’Interno, l’uomo dei porti chiusi e degli ingressi difficili. Oggi i Servizi hanno informato il governo e, certamente il Capo dello Stato Mattarella, che stanno arrivando dalla Libia grazie ai porti aperti, terroristi di ogni tipo. E’ inutile affermare che è una notizia terribile che verrà accolta dalla popolazione come una imperdonabile ingenuità del governo. I terroristi in Italia? Ma scherziamo! Chiudete i porti e controllare le coste. Questa volta non è stato l’ex rozzo ministro dell’Interno a dire che il pericolo c’era ma addirittura i servizi, cioè l’organo più importante, per informare il governo, di situazioni pericolose.