Roma – Conte a Repubblica:” Farò politica no alla docenza”. Notizia scontata

La decisione del Premier, Giuseppe Conte, di continuare a fare politica, senza fondare un nuovo partito, era nel suo impegno diuturno per mostrare, le sue capacità di tenuta, ed emergere. Docente universitario, a digiuno di politica, venne prelevato dai suoi studi, insegnamento universitario e dalla professione di avvocato. Di Maio e Salvini, lo fanno diventare, Presidente del Consiglio e, nel suo incarico, viene proiettato a livello mondiale. Partecipa ai summit dei Paesi più importanti del mondo, stringe rapporti con Capi di Stato e di Governo, entra nell’olimpo delle persone che contano di più al mondo. In un colloquio con Repubblica, l’ex docente, Premier ed avvocato del popolo, annuncia un impegno a lungo termine. Conte  sostiene che ” Non mi vedo un novello Cincinnato  che mi ritraggo e mi disinteresso della politica. La politica.  non è solo fondare un nuovo partito,  fare il leader di una forza politica o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi – precisa Conte – per partecipare alla vita politica, e dare un contributo al proprio Paese. Qualsiaisi contributo  mi troverò a dare sarà comunque in linea con la mia inclinazione: sono un costruttore non un divisivo”. Il problema ora se lo devono porre i dirigenti che accoglieranno, Conte, nelle loro file: ha dimostrato,a modo suo, di non essere una ” scartina” ma di aver imparato, molto presto, come fare politica, con chi schierarsi senza però compromettere la sua libertà di scelta. Certo è un uomo di sinistra, non appare decisionista, se non dopo aver trovato un terreno fertile, pieno di indecisi. Davanti a se, tanto per non parlare di futuro ma di presente, entro una manciata di giorni, deve riuscire a trovare la quadra per la Giustizia che vede M5S, Pd e Iv su posizioni completamente diverse tanto da lasciare, ampi margini alle opposizioni di infilarsi, nelle crepe nelle decisioni final,i del governo  giallorosso, per farlo saltare in aria o ridimensionarlo. Si tratta della prescrizioni. Un problema gigantesco  che ha dato tantissimi suffragi al M5S fermo sul non concedere prescrizioni a nessuno e di portare a termine i processi senza limiti di tempo. Contro questa tesi, definita dai dem:” impensabile, non c’è soluzione e la patata bollente è finita nelle mani del Premier che deve evitare una crisi.

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