I ribelli del M5S stanno mettendo a dura prova sia la maggioranza al Senato, molto ristretta, e sia le decisioni di Di Maio, considerate troppo accondiscendenti, alla politica di Salvini. I probiviri devono decidere sulla sorte di 5 parlamentari De Falco, Nugnes, Fattori, Mantero e la Mura, ma i dissidenti dalla linea del capo politico, salirebbero a dieci e, se fosse esatto il conto, il M5S sarebbe in grosse difficoltà nei confronti della Lega. Un indebolimento del Movimento, in questa fase delicatissima, rafforzerebbe ulteriormente la leadership di Salvini. Ma va considerato che tra chi non condivide, l’attuale politica del Movimento c’è anche il Presidente della Camera, Roberto Fico che, sia pure con molta diplomazia, coglie ogni occasione per prendere le distanze dal ministro Salvini: “troppo di destra”. Ma si deve considerare che una crisi, il M5S non se la può permettere: non ha ancora concretizzato nulla del suo programma. E poi Salvini, se salta l’attuale governo, può mettersi alla testa del centrodestra, per conquistare la maggioranza, in caso di elezioni anticipate, scontata in partenza. Crisi, comunque impossibile per il Colle che non permetterebbe di andare, con il Bilancio dello Stato in esercizio provvisorio. No, il male minore è colpire i dissidenti, e il capitano di fregata De Falco, sarebbe il primo ad essere cacciato dal Movimento, mentre per gli altri sarebbe pronta, una punizione molto più lieve. forse una sospensione o semplicemente, una tirata d’orecchie. Per dirla in breve non si possono vincere le elezioni, varare una coalizione di governo, promettere tante riforme, ingaggiare un braccio dei ferro con l’Ue, per poi naufragare in una crisi che, al 90%, porterebbe in Paese a nuove elezioni. Solo il M5S, in questa remota previsione, rischierebbe di perdere tantissimi voti. L’aria nel Movimento non è quella che precede la ghigliottina ma l’altra, meno impietosa, del perdono, semmai rinviando…le decapitazioni nel futuro.