Roma – Maggioranza divisa su Ilva. Arcelor Mittal a Conte:” Senza scudo… ma via comunque”

Maggioranza a soqquadro dopo l’incontro di tre ore, tra il Premier e i ministri, direttamente interessati, con i responsabili dell’Arcelor Mittal. Uno scontro che non ha dato alcun risultato in quan to, sin dalle prime battute, chi oggi gestisce la più grande acciaieria d’Europa ha significato che, è stato deciso di andare via da Taranto, e da altre realtà collegate, per lo più nel nord d’Italia e di aver avviato la riconsegna, al Commissario, di 10.777 dipendenti. Una posizione che, almeno questa sera, è apparsa irremovibile. Il Premier ha a sua volta mostrato tutta l’intenzione, del governo di non consentire, una fuga ingiustificata. Ma i responsabili dell’Arcelor Mittal hanno subito messo sul tappeto, il mancato rispetto dell’accordo, da parte italiana, in relazione allo scudo penale. Una storia assurda se si considera che, nessun investitore prenderebbe in carico o acquisterebbe una fabbrica, ben sapendo che c’è un Tribunale, come quello di Taranto, pronto a far scattare un’azione penale per ragioni ambientali che riguardano, decine e decine di migliaia, di abitanti. In un primo tempo lo scudo era stato attivato, parliamo del Conte uno, per poi venire meno con il Conte due, se non andiamo errati. I manager, dell’Alcelor Mittal, hanno insistito nell’affermare che senza lo scudo penale, in Italia, non ci avrebbero mai messo piede. Perbacco cosa è accaduto allora? In effetti una parte dei parlamentari 5S, non erano e non sono favorevoli ad uno scudo penale su chi produce inquinando, anche se l’azienda subentrata all’Ilva, per contratto, avrebbe investito circa 4 miliardi per salvaguardare l’ambiente dal porto, ai carboni, stivati nelle aree delle acciaierie, e non più esposte al vento. Che le cose stiano così, con una maggioranza a soqquadro, lo dimostrano le parole rivolte del segretario del Pd Zingaretti al M5S e Italia Viva:” Attenzione così la corda si spezza”. Un avvertimento estremamente preciso: non è possibile sottoscrivere contratti con multinazionali per poi tornare indietro su punti fondamentali. L’ex Ilva non può chiudere o meglio può chiudere apportando un grave danno, a tutta l’Italia e alle altre aziende collega te, che garantiscono lavoro ad oltre 15 mila lavoratori, per non parlare dell’indotto, i cui dati, non sono precisi. E’ pur vero che la collocazione dell’acciaio, oggi in Europa, è in grande difficoltà ma non può essere questo il motivo alla base dell’abbandono, da parte della Alcerol Mittal. Il Premier Conte, all’uscita dall’incontro era fortemente contrariato, sotto il fuoco amico ed avversario. Si è preoccupato di non far spegnere il “forno numero due”, senza il quale l’acciaieria non sarebbe più competitiva, licenziamenti a parte ,ed ha convocato il Cdm per decisioni da assumere subito. I sindacati confederali sono in ordine sparso, molto preoccupati per quello che sta accadendo. Perdere oltre 10 mila posti di lavoro proprio nel Mezzogiorno è impensabile. Eppure nel Movimento c’è chi sostiene che, la salvaguardia dell’ambiente, non ha prezzo. Il Problema di Taranto, qualora l’acciaieria venisse chiusa, sarebbe al 100% questo: città più povera con un’ enorme massa di disoccupati e con i veleni in circolazione non eliminati. Il Premier Conte ha una bella responsabilità: affrontare un problema gigantesco senza una maggioranza compatta.

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