Siracusa – Atto II°: la Sea Watch con 47 migranti in acque nazionali

Questo gravissimo problema dei migranti va risolto a livello, non più solo di UE ma occorre che se ne occupi direttamente l’Onu. La Sea Watch, battente bandiera olandese e finanziata da una Ong tedesca, con 47 migranti a bordo, è ad un miglio dal porto di Siracusa, affiancata da due motovedette della Guardia di Finanza e della Capiteneria di Porto . E’ stata autorizzata, ad entrare in acque italiane, per le pessime condizioni meteo. Il ministro Salvini è irremovibile ed ha inviato una nota, al governo olandese, per invitarlo a provvedere mentre, alle necessità dei migranti a bordo,  l’Italia non farà mancare nè l’apporto sanitario e è quello delle urgenze, che venissero chieste dal comandante nave. Inoltre, sempre il ministro Salvini, vuole sapere, oltre a notizie sula nave, anche se l’Olanda è disposta ad accogliere i 47 migranti, facendo, chiaramente intendere che il Viminale è pronto ad trasbordo, nave – aereo con destinazione Olanda. I porti sono e restano chiusi, che che ne dicano alcuni sindaci, che non hanno alcun potere di far entrare o uscire navi, su questo Salvini è fermissimo.  Dal canto suo, l’altro vice premier, Di Maio  ha convocato l’ambasciatore olandese, visto che la nave, batte bandiera di quel Paese, perchè venga chiarito il comportamento dell’equipaggio di questa nave che, per la seconda volta, viola le regole. La Sea Watcth, il 19 gennaio scorso, era intervenuta in Sar libica in soccorso di migranti, senza alcun coordinamento con le autorità della Sar competente. Il problema, che viene ribadito dall’Italia è che le Ong, con i loro ripetuti interventi, senza alun avallo ufficiale,  favoriscono i trafficanti  di uomini, che hanno incassato ed incassano, somme ingenti per poi, acquistare armi e droga. Il problema non si risolve, solo con una nazione che chiude i porti, ma assumendo decisioni, anche molto difficili per Stati democratici, nei confronti dei trafficanti che in Libia vengono tollerati o aiutati grazie al denaro che hanno. La dimostrazione è  che anche la Marina di quel Paese, attrezzata dall’Italia, è sempre meno pronta agli interventi per evitare imbarchi o intercettazioni per riportarli in territorio libico.

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