Bruxelles – L’Unione non conosce il valore della solidarietà. Il futuro c’è se cambia mentalità

Tutto come era scontato, prima ancora dell’Eurogruppo, il ministro Olandese WopkeHoekstra, ha messo le mani avanti, “…niente eurobond e utilizzo del Mes ma a determinate condizioni”. Prima ancora della riunione ufficiale, il ministro olandese, ha confermato la linea che lo vede, in perfetto allineamento con i tedeschi:” Gli Eurobond – ha proseguito – io non li farei e nemmeno il governo”. Eppure è una riunione d’emergenza per far fronte alla crisi determinata dalla Pandemia del Covid – 19, ma la linea non è cambiata. Nella discussione, tutti sono d’accordo sul piano Marshall, ma non sugli aiuti per farlo decollare, con risorse, da mettere dentro. Eppure si tratta dell’Unione Europea, chiamata ad affrontare la crisi più pesante e carica di incognite, dall”ultima guerra mondiale. L’Eurozona era e resta divisa, non c’era da farsi illusioni, tra chi come Italia, Francia, Spagna, Belgio, Malta, Grecia crede, nell’utilizzo dell’eurobond, e Olanda, Germania e Paesi nordici contrari: vedono nel debito, possibilmente comune, una risposta ” falsa”: meglio pretendere di non correre alcun rischio e puntare ad indebitamenti individuali. L’intervento del vice presidente della Commissione Ue, Dombrovskis è stato altrettanto deciso:” Conservare il senso di realismo politico ora che siamo nell’occhio del ciclone. La nostra non è un’insieme di stati federati ma un’Unione.  Appare quindi necessario uscire dalla linea rossa tracciata dai confini dei singoli Stati “. Il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha annunciato:” Chiederò ai ministri di impegnarsi su un piano di ripresa, ampio e coordinato. I ministri per l’Economia discutano un pacchetto, ampio ed ambizioso, che abbiano mai pensato di partorire”. La realtà che stiamo vivendo è questa: i Paesi europei aderenti all’Unione, non hanno un’anima e un cuore, non conoscono la parola solidarietà e, per la maggior parte, pensa che L’UE possa sopravvivere intorno ad un progetto incompleto, cioè fermarsi all’uso una moneta unica. Da questa crisi terribile, se non uscirà fuori la nuova anima dell’Unione caratterizzata, non già dai soliti egoismi ma da una solidarietà che non può fermarsi, nemmeno agli eurobond ma andare oltre, per aiutare tutti gli Stati, alla ripresa e, alla strenua difesa di massicci investimenti, per garantire crescita e difesa dell’occupazione, non ci saranno ancora molte pagine da scrivere su questa UE, bloccata da disegni economici superati, dai tempi. Una Unione che vara,  vecchie concezioni ed esalta la condizione del singolo Stato, marcando i confini economici. Una Unione che prevede di mettere, il cappio al collo a Stati devastati dal coronavirus, che ha ucciso  a migliaia non solo persone,  ma ha costretto, responsabilmente i governi, a chiudere i battenti, di quasi tutte  le attività, per evitare una carneficina, non è nulla di più che una struttura di Stati divisi da ” affari propri”. No, se non c’è un cambio sostanziale negli attuali orientamenti non si può affidare, il futuro dei nostri figli e nipoti, a chi non conosce il valore della solidarietà e di un cammino comune, anche lungo le strade impervie della storia.

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