I Capi di Stato o di governo non hanno ben compreso, o fanno finta di non aver capito, che la prima ondata del coronavirus, non ha ucciso solo circa 330 mila persone nel mondo, ma ha messo in crisi, economie forti e massacrato le deboli. Quanti hanno la responsabilità di guidare i Paesi, in questo periodo, sanno perfettamente, gli economisti sono preoccupatissimi, che non sarebbe possibile, subire un secondo o terzo attacco, di questo virus, in quanto crollerebbe tutto l’impalcato, di produzione e commerci che da sempre, è il modello attuato dall’uomo. Disoccupazione, fame, malattie farebbero saltare in aria quello che da secoli ha regolato, con o senza guerre con o senza rivoluzioni, l’attuale modello di vita della società. La difesa da questa prima ondata, del terribile coronavirus, non appare l’ unica strada da percorrere. Sono necessari investimenti massicci, molto più elevati di quelli di cui hanno parlato, la Cancelliera Merkel e il Presidente Macron. Così come non si riesce a comprendere l’opposizione, per munire di difese l’economia dell’Unione, da parte di singoli Stati quali, ad esempio Olanda, Austria e i piccoli Paesi del Nord Europa. La realtà che già si è proposta è evidente: nessuna economia di un singolo Stato potrebbe resistere ad un nuovo, Dio non voglia, attacco del coronavirus: basta verificare, tabelle alla mano, cosa è accaduto alle economie ” solide” come quella degli Stati Uniti e della Cina che da prospere, con Pil da capogiro e dalla massima occupazione, sono piombate in un prodotto interno pari alla metà o ad un terzo del previsto, solo tre mesi fa. E se non ci sarà un ottimo semestre dell’anno in corso il Pil proseguirà a precipitare. Per non parlare della conseguente: disoccupazione e decessi che riguardano, in prevalenza, chi aveva lavorato una vita. Davanti a questo quadro, il Premier italiano Conte, ritiene che la somma indicata, da Merkel Macron, non sia in grado di mantenere a galla l’economia ed intravede un pericolo reale:. Senza un’azione rapida, con largo margine di certezze, si verificherebbero delle disuguaglianze, tra gli Stati membri dell’UE, con conseguenze imprevedibili. Il Premier Conte si rivolge quindi all’unico vertice che può intervenire: alla Presidente della Commissione von der Leyen che potrebbe promuovere un’ambiziosa proposta, per il recovery fund, unitamente al prossimo quadro finanziario pluridecennale. Gli errori fatti fanno parte del passato ma ora non è possibile continuare, in una politica che offre, agli Stati membri, soltanto pericoli enormi, davanti alla miopia di non vedere quello che potrebbe accadere in un futuro prossimo. Aggiungeremmo che, in alcuni Stati – continenti si parla già di un nuovo ordine mondiale, a migliore dimostrazione che quanto accaduto nel secolo scorso, tra gli anni 1929 – ’34 ,quando il mondo conobbe la vera depressione dovrebbe aver insegnato qualcosa, a chi crede di potersi difendere, nei confini del proprio Stato. Il tempo, non eccesivo, per creare un argine, molto solido c’è. La parola non può che passare alle Presidente Leyen che, unitamente agli esperti, può disegnare l’Unione Europea di oggi e di domani.
Roma – Renzi salva governo e Bonafede. ” Faccia il ministro per la Giustizia e non per i giustizialisti”
Il ministro per la Giustizia Bonafede si è salvato dale mozioni di sfiducia, del centrodestra e della Bonino, + Europa, grazie Italia viva. Il partito di Renzi che non ha votato nè la mozione di Salvini, Meloni, Berlusconi e nè quella della Bonino che, durante l’illustrazione della sua mozione, ha maltrattato il Guardasigilli, senza tanti complimenti. Se il leader di Italia viva avesse votato, una delle due mozioni, ci sarebbe stata subito la crisi di governo. Lo ha detto il capo del M5S, facente funzioni, Crimi, e lo ha dichiarato, prima Delrio:” Se passa una delle due mozioni la crisi di governo è inevitabile”. Ma il partito formato da Renzi, che conta 17 senatori, ha voluto dimostrare che il governo si regge su questa realtà e che nessuno può ignorare che, il partito di cui è leader, ha una funzione importante in questo periodo, in cui il Paese deve affrontare, ben altri problemi. Ma come è nelle sue abitudini politiche, Renzi non si è fatta sfuggire l’occasione per rivolgersi direttamente a Bonafede con l’affermare:” Se noi oggi votassimo secondo il metodo che ella, Signor Ministro, ha usato nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei nostri governi passati, dovrebbe tornare a casa. Ma noi, non siamo come voi, ma “Bonafede faccia il ministro per la Giustizia e non il ministro dei giustizialisti e ci avrà al suo fianco”. Un avvertimento non da poco, non solo per il ministro Bonafede, apertamente randellato, che esce da questa situazione ridimensionato, anche per l’immediato futuro. sS dovranno discutere, infatti, argomenti inerenti il nuovo codice e la prescrizione. Nella realtà Renzi ha salvato, governo e ministro per la Giustizia, ed ha dimostrato a Conte di non sottovalutare mai l’Iv o di cercare, altre vie d’uscita, che metterebbero il Premier in grosse difficoltà, con un altra maggioranza raccattata, per rimanere in carica. Bonafede colpito dalla Bonino che lo ha definito un “sospetto”, per la scarcerazione dei boss mafiosi, ha cercato di difendersi a fatica: ” Basta illazioni sul Dap e boss – ha detto Bonafede – non ho mai subito condizionamenti di sorta”. Ma la verità di quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti e non c’è italiano che, davanti ai boss del 41 bis, finiti ai domiciliari per il Covid – 19, ha sgranato gli occhi ed ha preso le distanze da un ministro che, anche nei cambi di cariche importantissime, non si è mosso pubblicamente ed ha deciso in splendido isolamento. Rimane il dubbio: su suggerimento di chi?
Roma – Sale di poco la curva endemica. Gli ” indisciplinati”? I lombardi
La curva epidemiologica è tornata a salire, per un comportamento non consono al rispetto delle norme, nonostante le tante raccomandazioni. La situazione ad oggi è stata illustrata dalla Protezione civile. I nuovi casi sono stati 813 ed i malati di coronavirus ammontano a 65.129 meno 1424 rispetto all’ultima rivelazione. I guariti 129.401 con 2075 dimessi dagli ospedali nelle ultime 24 ore. Le vittime registrate 162 che, ad oggi, ammontano a 32.169 dall’inizio dell’epidemia.. Continuano a diminuire i pazienti, in terapia intensiva, dove attualmente sono ridotti a 716 con 33 pazienti trasferiti in reparto. Tornano a crescere i positivi in Lombardia, 462 i nuovi casi che fanno salire a 85.481 il totale ed i decessi, 54 contro i 24 di lunedì scorso. Si può ben dire che in Lombardia i residenti non seguono i ” consigli” elargiti continuamente, non solo dalle autorità sanitarie nazionali ma anche da quelle regionali e locali. Lo sfogo del sindaco di Milano Sala, avvenuto tre giorni or sono, non è servito a nulla: la popolazione, in parte, si comporta come se, il tempo attuale non fosse, una prova di convivenza con il Covid – 19, virus vivo e vegeto, pronto a colpire alla prima imprudenza. Eppure è stato spiegato più volte che si tratta di trovare come convivere, con questo virus, fino all’arrivo del vaccino, utilizzando tutte le cautele possibili. Il ministro per gli Affari Regionali, Boccia durante la riunione in Commissione federalismo fiscale in corso alla Camera, ha rammentato che la prima battaglia contro il virus è stata vinta con il passaggio, da una contagiosità al 3,5 fino a portarla allo 0,5 e che, governo ed italiani, si stanno muovendo, da questo patrimonio per verificare come andrà la curva epidemica e decidere, l’ulteriore apertura prevista, se tutto va bene, dal 3 giugno, per gli spostamenti tra una regione e l’altra, Appare evidente che questa libertà di movimento non potrà avvenire, con regioni, ad alto rischio infettivo. Un avvertimento non da poco ed anche più che giusto: non si può tornare indietro solo perchè ci sono persone, in determinate regioni, che non rinunciano alla movida o a comportamenti non cautelari per evitare al virus di continuare ad infettare. In questa fase due ed in quella successiva e, per un periodo che non è possibile prevedere, occorrerà molta attenzione per continuare con tutte, o quasi, le attività aperte, alla condizione che tutti rispettino le regole necessarie per non tornare indietro.