Roma – Governo disfatto e indigeribile. Tritato anche Conte

E’ più facile vincere una grossa somma al lotto, che fare previsioni sulla durata di questo governo. E’ perfettamente inutile che Di Maio e Salvini, a turno dicano che la legislatura deve durare 4 anni e che ci sono tante if orme da fare, anche più importanti del reddito di cittadinanza e del pensionamento cancellando la Fornero. E’ vero ci sarebbero tate altre riforme e da affrontare problemi gigan teschi come l’occupazione ed abbattere il debito pubblico, fardello che blocca, con l’inazione del governo, l’economia. Ma lo scontro tra Di Maio che insiste sulla sua tesi: anche l’indagato per fatti gravi come la corruzione venga cacciato dal partito di appartenenza. Di Maio, va oltre la legge che sancisce che nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio. Ma il leader del M5S, non va ol tre la legge a caso: il fenomeno della corruzione è gravissimo e molto diffuso e riguarda, non solo i partiti ma anche membri della magistratura, anche a livelli elevati. Di Maio vuole che questa mala pianta venga estirpata e comunque non sia tollerata dai partiti della coalizione. Arrestati a Legnano sindaco e assessori: Salvini li metta fuori senza esitazione, come esempio. Chi è corrotto non deve far parte di un partito nemmeno un secondo. Il concetto del capo del Movimento contrasta con la posizione dell’alleato Salvini, che è per il rispetto della legge non ci sta. E’ già accaduto all’epoca di tangentopoli quando le teste cadevano, sotto la mannaia dei una parte dei magistrati, ma alla fine piovvero, con molto ritardo, la totale riabilitazione della Cassazione, di uomini politici di rango, distrutti per sempre. Due visioni della politica, moto diversi. Ma non è solo questo che divide Di Maio da Salvini: non c’è argomento, da discutere e approvare, che li trovi sullo stesso piano. Il gioco al massacro dei due politici, che si screditano a vicenda, non può che travolgere anche il Premier Conte, da loro chiamato per essere l’arbitro e il coordinatore del contratto sottoscritto per un governo di coalizione tra due forze che si muovono, per visioni politiche, su due piani completamente diversi. Riuscire a ricucire una situazione così pesantemente compro messa, al di là delle europee, appare oggi come oggi impossibile. E se anche avvenisse un forzato riavvicinamento per evitare un ricorso alle urne, non avrebbe alcuna credibilità, non solo in Italia ma anche all’estero. Berlusconi sogna u governo di centrodestra, ma dovrebbe sapere che in questa legislatura non c’è un’altra maggioranza se non con il Pd, indisponibile a metterci un dito. E  se Mattarella non ha dato l’incarico ad un governo di minoranza di Cd, dopo il 4 marzo, non lo darebbe a maggior ragione oggi. Non rimane che tornare a votare, che in democrazia, non è un peccato mortale. Il problema, in questa eventualità, sarebbe più per Di Maio che ha governato con la Lega, fallendo gli obiettivi primari come il rilancio dell’economia che per per Salvini, che si è fatto apprezzare con il blocco  dei porti, combattendo l’immigrazione clandestina conquistando una base elettorale, in Comuni e Regioni, dove la Lega non esisteva e non poteva esistere. A posteri l’ardua sentenza, ceto in politica tutto è possibile ma ci sono elettori più preparati a giudicare e meno disposti a fare sconti.

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