Roma – I senatori 5S sfiduciano il Premier

Il Premier Conte, è stato sfiduciato dai senatori del Movimento che hanno abbandonato, l’Aula del Senato, non appena ha preso la parola il Presidente del Consiglio. Conte ha preso uno schiaffo che non ha precedenti nella storia repubblicana. Ma Il Premier è rimasto in Aula ed ha risposto, come poteva, sui rubli che sarebbero giunti per finanziare la campagna europea della Lega. Una trappola? Vedremo cosa accadrà in seguito. Ma, Conte, ha incassato il dietrofront del M5S, di chi lo ha voluto alla carica di Premier, senza batter ciglio. Qualsiasi altro avrebbe preso cappello e si sarebbe dimesso subito. Ma lui è un docente universitario, a digiuno della politica e quindi, ha capito la gravità dell’accaduto, ma ha preferito far finta di nulla. Non sappiamo, ovviamente se medita di  tornare al suo ruolo di docente: questo lo sapremo tra non molto. Zingaretti ha colto l’occasione, di una compagine governativa frantumata: Premier isolato, Salvini e Di Maio, i capi politici dei due partiti di governo, che non si parlano da più di dieci giorni. E il ministro degli Interni che non si presenta, nè al Cdm e nè nelle aule parlamentari, ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia, non contro il governo, ma solo nei confronti del ministro Salvini. Il Pd segue una precisa strategia: se l’attuale maggioranza respingerà la mozione, gli scontri tra Di Maio e Salvini, sarebbero solo una finzione. Se invece gli stellati voteranno a favore della mozione o, ne presenteranno una preparata da loro, per non accodarsi ad un partito d’opposizione, il governo avrebbe i giorni contati. La mossa del Pd punta a far saltare la maggioranza o comunque a  creare, seri contrasti interni ai 5S, acuendo anche quelli già esistenti. Ma non comprendo quale van taggio può ottenere il partito democratico, frantumato nel suo interno ed ancora alla ricerca, di un equilibrio, che il segretario non persegue. Il trattamento riservato alla minoranza dei renziani è si curamente divisivo. Puntare, ad elezioni politiche anticipate, in questo stato non consentirebbe ai democratici di ottenere un aumento di voti, per tentare una nuova coalizione di governo, con chi Zingaretti lo deve spiegare, sondaggi alla mano.

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