Roma – Oms:”La Pandemia accelera”. Necessaria la condivisione di tutti: siamo in guerra

La realtà della Pandemia non viene dai governanti, dei vari Paesi, che cercano di conciliare l’economia della varie realtà a quella di un’infezione che uccide. Oggi il direttore generale dell’Oms  Ghebreyesus è stato chiarissimo: “La Pandemia sta accelerando. Ci sono voluti 100 giorni, per arrivare a denunciare il coronavirus, la prima segnalazione di quota 100.000, poi sono passati solo 11 giorni per la seconda segnalazione per 200.000 ed ora solo 4 giorni per raggiungere i 300.000. Questa è la verità, detta da un organismo che non è politico ma che  segue, tutti i fenomeni anomali, che si verificano nel mondo, e che hanno diffusione a livello planetario con possibili gravi conseguenze sulla vita degli uomini. I governi, per assumere ogni decisione devono tenere presente questa realtà e non possono decidere, senza il contributo determinante dell’Oms e, del Consiglio Superiore della Sanità, quali sono le aziende che possono continuare a produrre, in condizioni di sicurezza e che sono indispensabili, per alimentare il motore del Paese perchè rallenti, ma non si blocchi. In Italia identificata dall’unico uomo che appare in televisione, anche a reti unificate, con edizioni straordinarie, il Premier Giuseppe Conte. Le attività, che dovrebbero continuare a produrre, sono le filiere alimentare, medica e professionale. Certo è la più grave crisi che riguarda il Paese dopo l’ultimo conflitto mondiale, ma proprio per questo il DL, in una democrazia compiuta, non la può formulare solo chi governa ma deve vedere il concorso, e perchè no, la condivisione, di tutte le forze politiche presenti in parlamento, delle organizzazioni sindacali dal momento che si tratta di scelte, che  riguardano la salvaguardia della vita delle persone. La politica, la maggioranza di governo, gli interessi degli industriali e dei sindacati, giunti a questo punto, non sono più gli elementi portanti per le decisioni finali, ma solo “variabili “da discutere alla ricerca di un denominatore comune: nessuno deve rischiare la vita per salvare, o ridurre al minimo, le successive inevitabili crisi economiche. Certo, dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Unione Europea all’Economia russa, che subirà comunqu,e delle conseguenze, terminata la Pandemia si dovranno fare i conti con situazioni completamente diverse, da quelle precedenti a questo flagello. In Italia i sindacati sono sul piede di guerra e minacciano, se non ascoltati, uno sciopero generale devastante peraltro devastante, ma non è nemmeno pensabile di costringere lavoratori a produrre, comunque, anche se rischiano la vita. Va ascoltato anche il presidente di Confindustria Boccia che, conti alla mano annuncia che, applicando la ” scrematura industriale” fallirà il 70% delle attività e dimostra, conti alla mano, che  ha ragione nel sostenere la sua ipotesi abbastanza: si tratta del crollo del PIl per mese ed anno. Le scelte non possono essere solo basate sull’economia ma sulla sicurezza di salvaguardare, la vita dei lavoratori, dove possono produrre compatibilmente con il pericolo del Covid che uccide. Questo è il grande salto di qualità che tutti siamo chiamati a fare: vale più l’economia di uno Stato che dovrà rialzarsi o la vita dei lavoratori da salvaguardare, come si sta facendo per i colletti bianchi. Il Presidente Mattarella che ha dimostrato tanta saggezza, in ogni passaggio difficile, ha accolto la richiesta del centrodestra di discutere con il governo, proposte, idee e modelli che hanno da esprimere, per verificare una collaborazione, senza bandiere, come avviene sempre in caso di  guerra. Così come dai sindacati sono giunti segnali ben precisi al governo e al Paese: discutiamo non del Pil ma del lavoro sicuro, in quei settori dove l’impegno di chi opera, deve essere  protetto da sistemi sanitari certi e garantiti.

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